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Poemetti della sera

Nove, Aldo

Giulio Einaudi editore 2020

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Quella di Aldo Nove è ancora una volta una poesia «massimalista» che affronta i temi della vita e della morte, e della generazione: i rapporti e gli affetti familiari, da cui sempre si parte, si sciolgono nelle ere geologiche e nelle «onde senza fine da cui proveniamo», mantenendo lo stesso calore emotivo. Il sentimento panico è fortissimo: «Il giorno della mia morte ... [...]
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  • 1 / 1 utenti hanno trovato utile questo commento

    Benedetto Morgera

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    26/12/2020
      

    ALDO DICE 26 X 1

    Dalla frase del titolo deriva lo pseudonimo dell'autore [Antonio Centanin 1967]. Al di là delle facili etichette critiche cui così tanto tengono i critici letterari nostrani, Aldo Nove poeta è ben lontano dall'appartenere al genere pulp dei cosiddetti Cannibali. In questa raccolta di poemetti la versificazione è una sorta di preghiera laica rappata come un pezzo di Hi ENG. Molta rima molto calore emotivo. A volte sembra che Aldo Nove, preso dal suo slancio da slam poetry, ripeta la lezione dei Drachi Locopei di Ersilia Zamponi o certe filastrocche di Roberto Piumini o di Rodari. Ma questo non è un guasto, il poeta non è forse un eterno bambino convinto di rinominare il reale, restituendogli senso, con le proprie parole? Le cose sono sempre le stesse, è lo sguardo che le illumina a modificarle davvero, dico io. "Sono un bambino/che gioca a nascondino/con Dio stesso,/Sono l'adesso... " dice Aldo Nove. Questi versi meritano una lettura attenta che prescinda dal tempo che i versi stessi sembrano importi, le parole vanno fatte risuonare fuori da quel ritmo che la scrittura suggerisce. Non fatevi ingannare: il suo metro non è Bebop piuttosto Jazz da camera alla Jimmy Giuffre Trio.
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