Leggere Bradbury è un piacere, perché si vede che era un uomo che si divertiva mentre scriveva. Pubblicato nel 1950, Cronache marziane si propone di descrivere la colonizzazione di Marte da parte dei terrestri, tramite una serie di racconti interconnessi che con l'andare del tempo trattano di episodi distinti della vita (e del fato) dei coloni su Marte. Cronache marziane è un esempio di come la scrittura di Bradbury sia in grado di creare un'atmosfera inquietante, misteriosa, suggestiva e affascinante, capace di catturare l'immaginazione del lettore. Si ha proprio l'immersività su Marte, anche grazie a dei capitoli iniziali in cui l'autore adotta il punto di vista dei marziani. In alcuni racconti, la trama fa assolutamente da padrona, non si riesce a staccare gli occhi dalle pagine, che vengono letteralmente divorate dalla curiosità, e per questo scrivo quanto sia divertente questa lettura. Ma quello che mi colpisce è proprio la scrittura raffinata di Bradbury, che ho amato in Fahrenheit 451 e che qui ho ritrovato in alcuni bellissimi racconti. Forse l'unica pecca è che alcuni di questi racconti mancano di coesione, e li ho trovati superflui e leggermente scialbi. Ma si tratta comunque di un caposaldo della lettura fantascientifica, lo consiglio a tutti coloro che sono innamorati del genere.