Se on the road ci finisci perché un feroce trafficante di droga ti sta dando la caccia e tu non stai cercando “l’assoluto” ma solo la pelle salva e un po’ d’umanità per scaldarti il cuore, se il tuo sense of humour ti consente, mentre dormi all’addiaccio e rimugini sugli errori commessi, di raccontare un’America balorda e grandiosa al tempo stesso, allora sei Peter Kaldheim e hai scritto questo bellissimo libro.
Trent’anni dopo Jack Kerouac, l’autore di questo divertentissimo (ma assai tosto) memoir ne segue le tracce, spostandosi in autostop e dormendo in alloggi di fortuna, rifugi per senzatetto e sotto i cavalcavia. Lungo la strada incontra un’umanità derelitta fatta di tossici e barboni, hippie e reduci del Vietnam e anime perse capaci di inaspettato altruismo. Ci lascia così un quadro di un’America che non finisce mai di stupirci.
«Il vento idiota è un memoir irresistibile. La scrittura di Kaldheim raccoglie il lascito di Orwell, Kerouac e Fred Exley». Jay McInerney
«Avevo trentasette anni, ero disoccupato e senza il becco di un quattrino. Come se non bastasse, non avevo una casa – se si esclude l’armadietto a pagamento alla Penn Station nel quale tenevo vestiti e articoli da bagno. In breve, la mia vita era diventata qualcosa di cui era impossibile vantarsi, alla quale si poteva soltanto sopravvivere, e la colpa era soltanto mia e dei miei complici: alcol, cocaina e una vena radicata di quella che il mio vecchio professore di filosofia greca avrebbe definito akrasia – una debolezza della volontà che porta ad agire andando contro ogni buonsenso. Se il greco non fa per voi, datele il nome che le ha dato Bob Dylan: Idiot Wind, vento idiota. Era così che mi ero rassegnato a chiamarlo io, e da quasi dodici anni quel vento infuriava nella mia vita facendola a pezzi. L’avevo visto portarmi via tutto ciò che avrebbe dovuto contare qualcosa. Il mio matrimonio. La mia carriera. Il rispetto dei miei genitori e dei miei amici. Persino un posto dove dormire la notte. Tutto spazzato via. Sparito assieme al vento idiota».
Accedi
Scheda
Links
Commenti
Se vuoi inserire un commento a questo documento o indicare con un voto da 1 a 5 la tua preferenza inserisci il tuo codice utente e la tua password dal pulsante Accedi in alto a destra. Non sei ancora un nostro iscritto?REGISTRATI ON-LINE!!
1 / 1 utenti hanno trovato utile questo commento
Michele D'apuzzo
13/10/2020
Surrogato
Romanzo che cerca di seguire la scia dei romanzi americani " on the road" con il protagonista, spesso, in fuga da qualcosa o da se stesso. La prosa, molto scolastica, rende asettico il quadro limitandosi ad una mera elencazioni di disagi, molto cliché, con parvenza di ribellione ma che stendono un velo di noia. I personaggi non hanno caratterizzazione. Romanzo surrogato.