Alina ha 26 anni quando lascia Roma, nel 2008: la città le sta stretta e la méta è Londra, finora sognata a motivo di porte aperte e possibilità infinite che offre sua generazione, ma ora alla vigilia della crisi.
[...]
Fra piogge improvvise e sprazzi di sole, inerzie e incontri fortunati, Alina trova un lavoro, più promettente sicuramente di quello lasciato a Roma, iniziando a farsi strada in quella società a cui spera di appartenere, un giorno. L'identità lei crede sia un concetto fluido e assai flessibile, applicato a sè, ma, quando entra in scena Iain, giovane medico inglese ed il suo giro di amici, scopre che non è così. Alina se ne innamora, anche se una prima barriera l'alzeranno sia il riserbo britannico di lui, sia l’ostinazione di lei nel guardare solo al futuro. Iain ha conosciuto anch'egli più di un altrove: nei tardi anni Novanta, neppure ventenne, con la giovane Vicky avevano lasciato le case londinesi per andare a vivere in Italia e lavorare come volontari. Quel periodo sfiora anche Alina come un fantasma, cosicchè è costretta a misurarsi ora con una realtà più inafferrabile del previsto e col rischio costante di restare sospesa fra due mondi.