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Il presepio : antropologia e storia della cultura

Bettini, Maurizio <1947- >

Giulio Einaudi editore 2018

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Quella del presepio è una storia che conosciamo tutti: la nascita di Gesù. Ci sono la Sacra Famiglia, una grotta, una capanna, la stella cometa, una mangiatoia, il bue, l'asinello e i Re Magi. La sua iconografia sembra essere tanto luminosa quanto immutabile. [...]
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  • 2 / 2 utenti hanno trovato utile questo commento

    Daniela Bertoglio

    18/01/2023
      

    W Gelindo e Benino!

    Un saggio sulla storia del presepio, e più in generale con la rappresentazione della natività, e le sue attinenze e differenze con i Vangeli, canonici e apocrifi. E sono proprio queste divergenze, o mancanze (la grotta, la mangiatoia), che evidenziano le analogie con le nascite di una serie di divinità, a cominciare da Giove, ma anche Adone, Ermes, Mitra, perché anche in campo religioso, nulla si inventa, ma molto si ricicla, si riadatta, si adegua alle tradizioni culturali precedenti. Nel libro Bettini analizza la simbologia di alcune figure che non mancano mai né nei presepi, né più in generale nelle rappresentazioni pittoriche della natività: il bue, l'asinello (che sono sempre presenti, insieme a Gesù bambino, mentre talora mancano Maria e Giuseppe), e i Magi il cui numero e i cui nomi costituiscono informazioni aggiunte dai teologi nei secoli successivi. Racconta come fu "inventato" a Greggio, nel 1223, da San Francesco, e come viene rappresentato nei diversi paesi. In Italia esistono tanti musei dedicati proprio al presepio, ma quello vero è casalingo, e la sua caratteristica principale è l'essere una rappresentazione effimera, che va montata e smontata ogni anno, non deve rimanere esposta sempre. E' un'opera prettamente artigianale, frutto di un bricolage domestico (le montagne di cartapesta, il cielo stellato che fa da sfondo, il muschio da ricomprare ogni anno, la capanna che in molte famiglie non è frutto di un acquisto, ma una costruzione fatta in casa. Quando ero bambina, a casa mia, per esempio, a novembre si iniziava a raccogliere nei parchi i rametti, le cortecce dei pini, con cui mia madre creava i recinti delle pecore, la capanna; il fiume era una striscia di carta stagnola, il pozzo la metà dell'anima di un rotolo di carta igienica, con sopra disegnati i mattoni.Nel presepe ci sono dei protagonisti, che non possono mancare, e si trovano nella capanna, o nelle immediate vicinanze, e sono Gesù, Maria, Giuseppe, gli immancabili bue ed asinello, gli angeli, la cometa ed i Re Magi (che vengono aggiunti solo alla fine, poco prima di smontarlo, oppure appaiono, ma in lontananza, mentre si avvicinano a Betlemme). Poi ci sono gli spettatori, vale a dire i pastori, con le loro pecore, i diversi artigiani (l'arrotino, il venditore di pesce, l'acquaiolo, la lavandaia, ecc), le case, l'osteria, il mulino, ecc. Questi "spettatori" dell'evento, la nascita, possono esserci o non esserci, la loro presenza non è essenziale. Pochi di loro hanno un nome: Gelindo, per esempio, è il pastore che porta sulle spalle un agnello, e che nella tradizione piemontese indica a Maria e Giuseppe la stalla, Benino invece, nella tradizione napoletana, è il pastore che dorme, non vede la natività, ma in compenso la sogna. Nella Roma antica a dicembre, durante i Saturnali, si celebrava la festa dei sigillaria, che erano statuine di terracotta che venivano regalate ai bambini. In parole povere: passano i secoli, ma le abitudini non cambiano poi di molto. Il presepio resta comunque un rito familiare, che si celebra soprattutto quando in casa ci sono dei bambini, e che testimonia una "fedeltà" alla tradizione religiosa, e racconta e ripete ciclicamente la natività. Un saggio davvero interessante, che mi ha fatto venire voglia di rifare il presepio, tra 11 mesi (dopo una trentina di anni).
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