L'A. fa rivivere le figure classiche della casata di Atreo, rendendole personaggi di carne e sangue, dotati di psicologia, motivazioni, tonalità: la Clitennestra del v.
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è si la rancorosa regina del mito, ma anche donna alle prese con la gestione modernamente complessa del potere e con un amante, Egisto, su cui modulare desiderio e controllo; Elettra, la figlia, è figlia fedele che pretende la retribuzione del sangue, ma anche vittima di abbandono che cerca nelle ombre un sollievo dalla solitudine. Per tutti i personaggi il processo di umanizzazione è reso particolarmente efficace dalla scomparsa d'un orizzonte divino, cui ubbidire o delegare. Nel mondo del romanzo gli antichi dèi stanno svanendo e la loro legge vacilla: non prega più Clitennestra, inoltre la porta che conduceva Elettra ad Agamennone si chiude; non si deve ad Apollo il piano di vendetta attuato da Oreste, né la sua follia alle Erinni; pensieri, progetti, speranze, disperazioni si avviano a essere unicamente mortali. A Oreste, che nella tragedia di Eschilo sparisce dalla scena bambino per farvi ritorno da adulto in veste di vendicatore matricida, l'A. del v. regala un'adolescenza, un'avventura, amore e dubbio.