Il v. rilegge la storia della filosofia occidentale da Platone a Deleuze, alla luce di un'opzione originale. La storia della filosofia racchiuderebbe, in realtà, due storie: una è la storia di un lungo tradimento della vocazione filosofica, con nomi illustri che ne hanno siglato il percorso; l'altra è una storia minoritaria, di cui l'A.
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tratteggia i lineamenti come 'canone minore', che non ha tradito la filosofia ma tenuto fede alla propria vocazione. Questo 'canone' conta tra le fila persone come William James negli Stati Uniti, Henri Bergson in Francia, Giovanni Gentile in Italia, Alfred North Whithehead in Gran Bretagna, nomi prestigiosi se pur marginali nel dibattito odierno, pensatori che sulla soglia del Novecento hanno pensato non tanto il loro secolo quanto quello successivo, cioè il nostro. Il canone maggiore ha trionfato negli ultimi tre secoli ed è un canone umanistico e moralistico, sostanzialmente, perché al centro della sua speculazione ha messo l'uomo, i suoi valori, la sua esperienza, i suoi desideri; il canone minore, invece, ora sul punto di sbocciare, è un canone antiumanistico e immoralistico, sostanzialmente, perché mette al centro la natura, lo splendore del suo assoluto, la sua progettualità incomprensibile e infinitamente intelligente.
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