Dettaglio del documento
- Lo trovi in
- Scheda
- Commenti
Se vuoi inserire un commento a questo documento o indicare con un voto da 1 a 5 la tua preferenza inserisci il tuo codice utente e la tua password dal pulsante Accedi in alto a destra.
Non sei ancora un nostro iscritto? REGISTRATI ON-LINE!!
Non sei ancora un nostro iscritto? REGISTRATI ON-LINE!!
-
5 / 5 utenti hanno trovato utile questo commento25/02/2020
è davvero la fine quando la paura si muta in furore
Cosa può ancora dire al lettore d’oggi un libro pubblicato nel lontano 1939? Quanto è lontana la nostra realtà sociale da quella descritta da Steinbeck? Apparentemente sembra che famiglie come quella dei Joad, scacciate dalla loro terra, durante la grande crisi del 1929, verso il paradiso californiano, lungo la Route 66, per l’avanzare della meccanizzazione dell’agricoltura, appartengano alla preistoria delle migrazioni (in questo caso interna agli U.S.) ma così ovviamente non è. Alcuni capitoli, una sorta di intervalli "a parte" dell’autore –è proprio ai lettori a venire che parla- con un intento più smaccatamente socio-politico, descrivono una realtà che fatichiamo a non confondere per contemporaneità. La stessa fame, le stesse disperate difficoltà da affrontare in viaggi faticosi, i morti da seppellire lungo la strada in tombe di fortuna – se fosse il mare ad accoglierli non avremmo più dubbi sull’attualità di queste storie comuni a molti migranti- la diffidenza di chi dovrebbe accoglierli anziché averne paura ecc. ecc. indicano Furore come il grande classico che è sin dalla sua pubblicazione e, come tutti i grandi classici della letteratura universale, appunto sempre attuale. Emblematicamente i personaggi di questa saga di desolazione sono commoventi, ciascuno a suo modo, innocenti nella loro indefessa speranza in giorni migliori, senza più fame freddo e sconforto. Se piove, seduti sui calcagni, i poveri di ogni tempo sanno che non ci sono ombrelli per tutti. John Ford fece nel 1940 di Furore un film epico e pluripremiato. In Italia uscì, per ragioni belliche e non solo, soltanto nel 1947. Nel 1995 Bruce Springsteen ha inciso un album che ruota intorno a quella realtà disperante e contro la guerra [The ghost of Tom Joad]. Alla fine del 2019, Massimo Popolizio ha portato Furore in scena con successo. A settant’anni di distanza dalla sua prima traduzione italiana, Sergio Claudio Perroni ne ha curato una nuova versione. Questo a conferma della fortuna dell’opera e dell’attenzione critica riservatale. Chi sa che non me ne faccia tentare e non soltanto per scoprirne gli ovvi adeguamenti lessicali… ma proprio perché è un libro da leggere/rileggere. Assolutamente.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato