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Il processo

Kafka, Franz <1883-1924>

Giulio Einaudi editore 2014

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Josef K. condannato a morte per una colpa inesistente è vittima del suo tempo. Sostiene interrogatori, cerca avvocati e testimoni soltanto per riuscire a giustificare il suo delitto di esistere. Ma come sempre avviene nella prosa di Kafka, la concretezza incisiva delle situazioni produce, su personaggi assolutamente astratti, il dispiegarsi di una tragedia di portata cosmica. [...]
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    Marco Ferri

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    05/02/2021
      

    Un classico della cultura europea della Mitteleuropa.

    La letteratura della Metteleuropa, secondo Claudio Magris, comprende scrittori come Thomas Mann o Robert Musil, Karl Kraus o Arthur Schnitzler, accanto ai quali assegnare un posto di primo piano proprio a Franz Kafka. "Il processo" è scritto nei primi anni della Prima Guerra e pubblicato quando i guasti del dopo guerra stanno per produrre la tragedia del fascismo, del nazismo. L'aria pesante, claustrofobica, opprimente, insicura, senza regole certe si avverte nelle pagine di questo che è il libro più famoso di Kafka, tanto da diventare l'aggettivo della pervasività misteriosa quanto implacabile della burocrazia: kafkiano. Nonostante sia incompiuto, "Il processo", oltre ad essere frutto di un'allegoria fantastica, è anche pieno di riferimenti filosofici, proprio come i romanzi della stessa corrente, che sono storie, ma anche saggi filosofici, politici, di sociologici, psicologici. Ma altre considerazioni ci invitano a leggere o rileggere questo libro, per esempio la difficoltà che storicamente si riaffaccia di un corretto esercizio della giustizia, e quindi la questione del rapporto tra verità processuale e quella reale, del rapporto accusa e difesa, che poi è il nesso della dialettica tra le forme del potere e i diritti delle persone, siano essi individuali che colletivi. Kafka aggiunge a queste problematiche una cifra onirica che è il suo inconfondibile stile narrativo.
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