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2 / 2 utenti hanno trovato utile questo commento24/09/2022
Una lezione di umanità
Nell'ottocento il generale Von Clausewitz scriveva che la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi, giustificandone dunque il ricorso se funzionale a scopi politici. Credo invece che nessuno meglio di Steinbeck ne abbia colto la vera essenza: "la guerra è tradimento e odio, pasticci di generali incompetenti, tortura, assassinio, disgusto, stanchezza, finché poi è finita e nulla è mutato, se non che c'è una nuova stanchezza, un nuovo odio". Siamo in un piccolo paese, dove "giustizia e ingiustizia si svolgono in un quadro di minime proporzioni, di fatti elementari". Invasori ed occupati condividono il tempo e lo spazio, in un'atmosfera sospesa e rarefatta, come in attesa degli eventi. Non ci sono strategie militari, non schieramenti o trincee, e nemmeno rivolte o manifestazioni: tutto si svolge nella comune consapevolezza della inutilità ma anche della ineluttabilità, e ciò che ne scaturisce è una condizione di profonda stanchezza. Dice a un certo punto il colonnello rivolgendosi al sindaco del paese: "che razza di lavoro è il nostro, vero?" "Sì", risponde il sindaco, "ed è l'unico lavoro impossibile al mondo, l'unica cosa che non si può fare". "E cioè?". "Infrangere per sempre lo spirito dell'uomo". Un libro che è una lezione di umanità, soprattutto in questi tempi così incerti.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
16/08/2018
Un Popolo vinto non è un Popolo conquistato.
Potrebbe definirsi in queste poche parole questo libro di Steinbeck E sarebbe già sufficiente. Qualcosa in più. L'uomo. Questo autore lo cerca sempre Stavolta sono due uomini. Se non uguali simili. Si capiscono. Si riconoscono. Non hanno paura di stimarsi anche se sono su due fronti opposti. Il resto è solo propaganda.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato