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1 / 1 utenti hanno trovato utile questo commento15/05/2022
Cambiano i tempi, non le passioni
Milano anni ‘50: è questa l’ambientazione dei romanzi di Crapanzano, a cominciare (ma non solo) da quelli incentrati sul commissario capo Mario Arrigoni . Questa scelta ci offre la possibilità, sia pure entro un ristretto ambito territoriale, di osservare un po’ più da vicino squarci di un’Italia che non c’è più. Anche se diversa è l’ambientazione, non è detto che siano diverse le motivazioni che si celano dietro un delitto e, più in generale, dietro i comportamenti delle persone. Ovviamente, il quadro sociale, normativo ed etico non è assimilabile a quello contemporaneo, ma la narrazione va colta e accettata nella freschezza della sua contemporaneità letteraria (anche se Crapanzano, a volte, inserisce commenti che proiettano anticipi di futuro, sfruttando il naturale vantaggio di chi già lo conosca per averlo vissuto). Inutile dire che le «più recenti» acquisizioni della scienza medico-legale sono ben poca cosa rispetto alle attuali possibilità; d’altro canto, non posso fare a meno di ricordare che, mentre la Cornwell dava alle stampe il primo romanzo con Kay Scarpetta, non tutte le corti federali statunitensi ritenevano ammissibile la prova del DNA. Niente di strano, quindi, che Arrigoni faccia ampio ricorso alle sue capacità deduttive per mettere insieme i i pezzi del puzzle e giungere alla soluzione; come qualsiasi investigatore di ogni epoca deve saper fare, del resto. Buona la trama e la caratterizzazione dei vari personaggi, inclusi quelli occasionali. I siparietti familiari aggiungono colore ma anche sapore alla narrazione. I cui ritmi sono dettati dal contesto e, in questo, si distinguono da quelli frenetici oramai in uso. Insomma, un giallo che va collocato nella sua dimensione ed apprezzato, se si vuole, proprio per quel che sa essere.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato