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0 / 1 utenti hanno trovato utile questo commento26/12/2023
interessante per i tempi in cui è stato scritto
Libro interessante pieno di descrizioni che riescono a far vivere pienamente la Sicilia durante l'unificazione dell'Italia, alcune descrizioni sono commoventi e le parole che il principe usa per i siciliani e la sicilianità stimolano riflessioni. Personalmente ho trovato noioso leggere delle preoccupazioni e dei pensieri ell'ennesimo patriarca ma questo è un "problema" mio che sono annoiata dalle storie di uomini etero bianchi e cis che governano il mondo e devo pure sentire i piagnistei, non se ne può.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
06/02/2022
Le magnifiche sorti e progressive
Mi accade di rado di leggere un libro tutto d’un fiato. Eppure l’ho fatto con “Il Gattopardo” che mi ha inchiodato dall’incipit, la recita del rosario, sino al mucchietto di polvere livida, che lo chiude come una pietra tombale. L’autore pur usando una scrittura crudele per descrivere il mondo di don Fabrizio, principe di Salina, scrive in modo affascinante con uno stile asciutto eppure così sensuale. Tomasi di Lampedusa affascina perché è capace di cogliere il disfacimento molliccio di un’epoca già morta, come certi fiori dal profumo così intenso prima di marcire, ancor prima dell’arrivo di Garibaldi. Tuttavia la famosa frase: Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi, pronunciata da Tancredi Falconeri e non dal principe, come mi sarei aspettato, non rispecchia affatto la verità storica. La Sicilia, e tutta l’Italia, a dire il vero, cambia, eccome se cambia, come deve riconoscere, seppur con amarezza, lo stesso principe di Salina. L’arrivo di Garibaldi è solo la miccia gettata in una polveriera che sarebbe scoppiata comunque prima o poi. La figura del principe Fabrizio sovrasta e si impone su tutte le altre figure del romanzo e nasconde le figure femminili: quella di Concetta, la figlia del principe, e ancor di più quella di Angelica Sedàra, la figlia del sindaco di Donnafugata. Angelica, come scrive l’autore alla fine del libro, parla molto ma parla bene perché legge molto. È una donna cioè che sa subito, sin dalla sua prima apparizione, quello che vuole: Tancredi e il suo titolo. I Sedàra, così come, tra l’altro, il senatore Tassoni, amante per un breve periodo di Angelica, sono per davvero il nuovo che avanza mentre i Salina non sono nemmeno più in grado di mantenere il rispetto che le gerarchie ecclesiastiche nutrivano nei loro confronti. Gli sciacalletti hanno vinto i gattopardi. C’è un di più, tuttavia, che umilia Concetta. Tancredi, il bellissimo cugino, avrebbe voluto proprio lei ma si è sentito rifiutato e quindi ha preferito Angelica. E Angelica, consapevole di questo amore non corrisposto, in un gioco di estrema perfidia, si presenta da Concetta, la principessa Salina, proprio con il titolo di principessa, acquisito sposando Tancredi. È Angelica, alla fine, la vera fusione della vecchia e della nuova Sicilia. Concetta, al contrario, dovrà vivere con il rimorso di una occasione malamente sprecata per un inutile rigurgito di orgoglio verso lo squattrinato Tancredi, e si ritroverà, senza pace, in un mucchietto di polvere livida.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
3 / 3 utenti hanno trovato utile questo commento15/06/2020
Bestiario da profezia
Pur rimandando il Gattopardo esplicitamente a "I Viceré" di Federico De Roberto, romanzo verista ottocentesco, se ne differenzia dimostrandosi novecentesco per il contesto e la struttura narrativa. Il clima e il paesaggio siciliani diventano immagini di una condizione esistenziale dominata da una parte dalla sensualità e dall'altra dal senso di morte e di disfacimento; la trama, che dura dal 1860 al 1910, si snoda attraverso otto capitoli quasi autonomi. Se per De Roberto la rivoluzione risorgimentale era fallita, dato che il potere rimase nelle mani delle vecchie classi aristocratiche, queste ultime, per Tomasi di Lampedusa, invece, conservano solo in parte il loro potere nel novello Regno d'Italia alleandosi ai settori più spregiudicati della borghesia, quella degli affari. Dice il protagonista, il principe di Salina che tanto assomiglia al (vero) bisnonno di Tomasi: "Noi fummo i Gattopardi, quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra". Romanzo breve e profetico.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato -
48 / 48 utenti hanno trovato utile questo commento15/06/2020
( Tancredi ) : "Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi".
Il romanzo, tra i più letti e discussi della letteratura mondiale, variamente definito dai critici come storico,"antistorico", psicologico, decadente o anche esistenzialista, è ambientato in quel periodo cruciale del Risorgimento che segna il passaggio, per la Sicilia, dalla dominazione borbonica all'annessione al Regno d'Italia (1861). Attraverso le vicende private di don Fabrizio, principe di Salina - cólto esponente di un'antica nobiltà ormai in decadenza - e degli altri componenti della sua famiglia, l'opera rievoca di riflesso i cambiamenti politici e istituzionali relativi agli ultimi decenni dell'Ottocento fino ai primi anni del Novecento, cambiamenti che, secondo il punto di vista del narratore, non sono stati tuttavia profondi e quindi hanno lasciato pressoché invariate ed irrisolte molte problematiche sociali. Tra l'altero Principe, fulcro intorno al quale ruotano gli altri personaggi, ed il nipote Tancredi è emblematico il colloquio durante il quale il giovane annuncia allo zio la ferma decisione di unirsi ai garibaldini appena sbarcati sull'isola (1860), confidandogli che non agisce soltanto per puro e disinteressato spirito patriottico, ma - come si deduce in particolare dalla già citata frase-chiave - perché spera di conservare privilegi e trarre vantaggi per sé e per la propria classe nobiliare ed anche per evitare, d'altra parte, che nell'impresa dei Mille possano prevalere le pericolose istanze innovatrici, tanto caldeggiate dai popolani. Egli infatti, ambizioso e dotato di carisma, si serve delle occasioni per perseguire fini pratici; aspira soprattutto ad una sicurezza materiale, a quel potere economico che la rapida ascesa di una borghesia competitiva e scaltra cerca di sottrarre progressivamente alle famiglie blasonate. Non esita pertanto a sposare, per amore ma soprattutto per convenienza, la benestante Angelica Sedara, figlia di un parvenu divenuto anche sindaco di Donnafugata, preferendola di gran lunga alla raffinata cugina Concetta. Per cogliere le contraddizioni e le ambiguità di un periodo dai fermenti sterili, sempre secondo l'autore, si possono inoltre evidenziare alcuni aspetti della mentalità del Principe. Il galantuomo, tra l'altro appassionato di astronomia, (così come un avo dello stesso Tomasi) pur esprimendo remore, si dimostra comunque favorevole all'epocale annessione e disponibile ad adattarsi alle novità ; tuttavia rifiuta, a differenza di altri personaggi del romanzo, la nomina di senatore del Regno d'Italia. Il diniego, in nome della sua "sicilianità" e probabilmente del rimpianto nei confronti del precedente regime, al quale si sente forse legato da vincoli morali, ci lascia comprendere non solo l'evidente disillusione di una parte dell'aristocrazia ma anche il suo senso di inadeguatezza, di estraneità e di lontananza, quest'ultima non puramente geografica, nei confronti dei "piemontesi". Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo, opera pubblicata postuma nel 1958, analizza con scetticismo e disincanto gli ideali risorgimentali, ne registra finanche il fallimento poiché l'impresa garibaldina e le successive conseguenze politico-amministrative non avevano determinato in Sicilia radicali trasformazioni né apportato vere riforme, deludendo ampiamente le diffuse aspettative. Da una lettura attenta si evince però che l'autore spinge il suo pessimismo ben oltre il giudizio sui singoli personaggi risorgimentali; infatti fa dire al Principe, con un certo cinismo, che la condizione umana dei Siciliani, proiettata nel corso dei secoli, è sempre stata caratterizzata da un lato dai cambiamenti imposti dai dominatori, dall'altro dall'impossibilità di realizzare vere trasformazioni. Degne di nota, infine, alcune metaforiche descrizioni paesaggistiche che, fissando i colori dell'assolata Trinacria, rappresentano la sintesi dell'esistenzialismo tomasiano in quanto l'isola assurge a simbolo metafisico di rassegnata immutabilità, nonostante il fluire continuo degli eventi storici.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato