Sono tutti lì, fuori dai cancelli del CERN, per farsi dire che è vero: il bosone di Higgs esiste. È il 4 luglio 2012.
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Sono trascorsi cinquant'anni da quando Peter Higgs abbozzava nel suo taccuino la possibilità di una nuova particella; quattro da quando è entrata in funzione la più grande e sofisticata macchina che l'uomo abbia mai concepito e costruito, un colossale anello sotterraneo di otto chilometri di diametro, il Large Hadron Collider. L'obiettivo è completare il Modello Standard, l'insieme delle leggi che governano tutte le particelle dell'universo. Per riuscirci, l'LHC deve catturare e osservare l'ultima di esse che ancora sfugge agli sforzi degli scienziati: il bosone di Higgs, la particella di Dio. In "Higgs e il suo bosone", Ian Sample racconta l'epopea scientifica che ha appassionato il mondo intero. Intelligenza, tenacia, talento, scoramenti e coraggio. Big Bang, universo, velocità della luce, urti di particelle. Sperimentare. Caparbiamente. Sperimentare ancora. Cercare l'inesistente per dimostrare che esiste. Oltre dieci anni di lavoro, venti nazioni coinvolte, miliardi di dollari investiti e diecimila scienziati impegnati in tutto il mondo per rispondere a un'unica domanda: perché gli elementi dell'universo hanno assunto una massa? Perché si è passati dal turbine di particelle prive di massa e vaganti alla alla velocità della luce alle forme conosciute? E che parte ha il bosone in tutto questo?
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