Dalla recensione di IBS: «A distanza di dieci anni, con una formazione e un nome diverso (Wu Ming ha recentemente perso uno dei componenti originari e ne ha acquisito un altro), dopo aver pubblicato altri sette romanzi, ispirato gli scontri di piazza al G8 di Genova e marciato insieme al subcomandante Marcos nel Chiapas, i Wu Ming tornano al romanzo storico di ispirazione epico-religiosa.
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A metà strada tra Q e Manituana, Altai è ambientato tra Venezia e Costantinopoli alla fine del Cinquecento, quando sulle sponde del Mediterraneo si snodano gli eventi cruciali che porteranno al grande scontro di civiltà che fu la battaglia di Lepanto.» «Quel che non è cambiato in Altai è la voglia di perseguire l’utopia e di provare a realizzarla in terra, e non è cambiata la pietas degli autori che palesemente amano i loro eroi e tuttavia non possono impedirsi di sapere com’è andata a finire: anche il sogno d’una patria per tutti i perseguitati, ebrei o no, in cui «coltivare la vite, l’ulivo e la tolleranza», finirà nell’odore del sangue e nel lezzo dei cadaveri. Ma il romanzo storico, per essere popolare ed epico, deve calarsi in un passato capace di far sognare ad occhi aperti, e i luoghi e gli anni raccontati in Altai rispondono allo scopo. La vicenda si muove tra una Venezia lugubre e poliziesca e una Costantinopoli raggelata dalla neve come dal pennello d’un calligrafo, prosegue nella polvere e nel frastuono dell’assedio di Famagosta e si conclude nelle acque insanguinate di Lepanto.» (Tuttolibri – La Stampa, 19/12/2009)