Lo spunto è autobiografico: come Girino, Mo Yan ha avuto una zia che ha lavorato da ginecologa e ostetrica. «Tutti i miei romanzi, se mi guardo alle spalle, sono stati ispirati da determinate figure, da persone realmente esistite, - ha detto Mo Yan in un’intervista. - Persone di per sé particolarmente ricche, dal carattere estremamente complesso, che hanno vissuto esperienze affascinanti [...].
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Una persona come la mia vera zia, in grado di far passare per le sue mani diecimila bambini, dandogli il benvenuto al mondo, una persona come lei di per sé è già un libro ricchissimo. Scrivere di un chirurgo come lei significa naturalmente ripercorrere la storia delle nascite a partire dagli anni Sessanta, in particolare toccare le alterne vicende legate al controllo delle nascite. Tutto questo mia zia lo ha vissuto in prima persona. Contemporaneamente ha compiuto anche molti interventi di aborto. Ho semplicemente percepito che questa persona, una volta raggiunta la vecchiaia, deve aver provato senza dubbio molti dolori e molte contraddizioni».