Arcipelago dell'insonnia narra la storia di tre generazioni di una facoltosa famiglia nel Portogallo rurale, dalla sua ascesa grazie alla caparbietà e al dispotismo del capostipite, fino alla sua totale decadenza.
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Come nei precedenti romanzi di Antònio Lobo Antunes, si avvicendano e si mescolano, in modo frammentario, le voci dei protagonisti e anche i piani narrativi del presente e del ricordo, senza rispettare la sequenzialità temporale o semantica, né instaurare soluzioni di continuità fra realtà e irrealtà, per cui i vivi possono tranquillamente dialogare con i morti. Al centro della narrazione c'è quel che rimane della casa colonica intrisa di memorie; le intemperanze del patriarca che abusa delle serve e maltratta i braccianti con l'appoggio del fattore - amico e braccio destro fedele -; ci sono le vicende di due fratelli - di cui uno solo legittimo - trattati in modo dispari dal padre, e c'è la voce dolente di un nipote affetto da autismo che paradossalmente, sebbene in modo onirico e visionario, dalla sua reclusione in un ospizio, è l'unico a conservare piena memoria del passato familiare e a svelare i nessi segreti di tante sue storie.