Un proletario anarchico, intellettuale di provincia, marcia su Milano con progetti dinamitardi per un grattacielo, ma si lascia risucchiare dalla società del benessere e diventa un "creativo" pubblicitario, un persuasore occulto.
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Basato sul romanzo (1962) del toscano Luciano Bianciardi (1922-72), sceneggiato un po' alla svelta da Sergio Amidei e Luciano Vincenzoni, non trova né il tono giusto tra satira e commedia di costume né un ritmo ben calcolato. La dignità delle intenzioni non basta.