Il Novecento si è chiuso, ma stermini e genocidi gli sono sopravvissuti.
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Interrogare le radici del male politico e collettivo, a partire dal suo confine estremo, Auschwitz, individuarne, con uno sguardo interdisciplinare e comparativo, i moventi psicologici e sociali, le cause economiche e culturali, antropologiche e istituzionali (interne e internazionali) non è soltanto un compito conoscitivo, ma un imperativo morale che nasce dalla consapevolezza che "è accaduto e può accadere ancora". Accade, ancora. In questo volume, la realtà della violenza di massa, degli stermini, dei genocidi, viene indagata in modo intersettivo con gli strumenti della storia, della scienza politica, del diritto internazionale, della psicologia sociale, della sociologia, della filosofia, della storia militare, delle relazioni internazionali. Coltivare con lucidità la memoria, ricostruire, comprendere, spiegare. Quello che è accaduto e quello che ancora avviene. Nella consapevolezza, pur faticosa da accettare, che "il confine fra civiltà e barbarie è un diaframma sottile, che la barbarie non è l'altro della nostra civiltà, ma l'abisso sempre possibile al suo interno".
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