Witold Pilecki, intellettuale polacco, ufficiale di cavalleria, fonda un formazione clandestina antihitleriana, e nel 1940 affronta una missione che appare una follia. Munito di documenti falsi, si lascia arrestare nel corso di una retata della Gestapo a Varsavia e scopre che la realtà di Auschwitz è orrenda.
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Tenta di creare una rete di resistenza e mutua assistenza nel campo e di far filtrare il resoconto di quello che accade. In due anni e mezzo riesce a creare un'organizzazione di circa 2.000 infiltrati. Nel 1943 riesce a evadere. Combatte durante l'insurrezione di Varsavia del 1944 e cade prigioniero fino alla fine della guerra. Giunto in Italia, scrive un rapporto e si offre al generale Anders per una missione nella Polonia sotto tallone sovietico. Nel 1947 i servizi segreti comunisti lo arrestano e torturano per mesi, estrorcendogli una confessione delle presunte colpe quando minacceranno di imprigionare la moglie e i figli. Viene giustiziato il 25 maggio 1948. Della resistenza ad Auschwitz si arrogherà ogni merito un suo ex compagno di prigionia, nel frattempo divenuto premier del governo polacco e poi presidente della repubblica, Cyrankiewicz. Contiene un'elenco di acronimi, di parole e ordini usati nei lager, degli incarichi e gradi delle SS, una bibliografia ragionata, indice dei nomi. (A5)