IL tempo assoluto dell'attesa: una bambina prematura che potrebbe vivere o morire, una madre che si scopre più viva e forte di quanto avesse mai immaginato. Maria ha superato da poco i quarantanni, vive a Napoli, lavora come insegnante in una scuola serale e un giorno, al sesto mese appena di gravidanza, partorisce una bambina che viene subito ricoverata in terapìa intensiva neonatale.
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Dietro l'oblò dell'incubatrice Maria osserva le ore passare su quei piccolo corpo come una sequenza di possibilità. Niente è più come prima: si ritrova in un mondo strano di medicine, donne accoltellate, attese insensate sui divanetti della sala d'aspetto, la speranza di portare sua figlia fuori da lì. Nei giorni si susseguono le mense con gli studenti di medicina, il dialogo muto con i macchinari e soprattutto il suo lavoro: una scuola serale dove enormi camionisti faticano su Dante e su Leopardi per conquistarsi la terza media. La circonda e la tiene in vita un mondo pericolante: quello napoletano, dove la tragedia quotidiana si intreccia con la farsa, un mondo in cui il degrado locale è solo la lente d'ingrandimento di quello nazionale. Attraverso le elezioni, i vernissage d'arte su una città che brucia, e lo sforzo di essere presente a se stessa con strumenti esistenziali che non credeva di avere, Maria supererà i mesi che la separavano dal termine della gravidanza, arriverà a portare i suoi studenti all'esame e recupererà la dignità che il dolore e il compromesso quotidiano tentavano di abbattere.