Da qualche anno un discorso economico e politico immiserito ruota con insistenza ossessiva intorno a tre lettere: PIL.
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Benché abbia il difetto non lieve di trascurare la qualità dell'aria che respiriamo o quella dei servizi sanitari, la facilità di trovare un parcheggio o la "dolcezza di vivere" in un certo paese, il PIL viene trattato come l'indicatore attendibile del benessere collettivo: al punto che pochi decimali (il PIL è un numero, e la sua crescita una percentuale) possono decidere una campagna elettorale. La politica è caduta in una trappola, si direbbe; come noi che l'ascoltiamo e le andiamo dietro. Cosa sia il PIL, come venga calcolato, come abbia innescato una competizione insensata tra Stati ed economie, quale impatto psicologico e quali conseguenze sulla produzione abbia la sua avvilente semplificazione e quantificazione della realtà, perché agisca più da freno che da stimolo allo sviluppo, e quali vantaggi verrebbero dal non calcolarlo più, o almeno dal ridimensionare l'importanza che gli attribuiamo: sono i temi affrontati da Pierangelo Dacrema in questo "pamphlet".
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