Come scrivere, leggere, dedicarsi all'arte o pensare dopo Auschwitz? Come riflettere sulla cultura e sul pensiero, con la memoria ferita di Auschwitz, fresca nel tempo e beante per sempre? Se Auschwitz rappresenta la disfatta di tutto il processo civilizzatore, nulla dopo può seguitare come prima. Dopo, afferma l'autore, l'imperativo consiste nel lottare contro un oblio colpevole.
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E siccome la mentalità annientatrice è trapassata con particolare brutalità al campo dell'educazione, laddove cioè si decide se si ama abbastanza il mondo da consegnarlo a esseri nuovi, ai giovani, perché lo rinnovino, è proprio questo fronte che occorre fortificare.