C'è una nuova voce, nella musica italiana, dalla quale vale la pena farsi sorprendere. È una voce che viene dall'underground (della città e dell'animo) e salendo si porta dietro tutto il marcio che incontra: casini familiari, fumo, spaccio, vita di strada. Tutto autentico e autobiografico.
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Mondo Marcio ha 19 anni travagliati alle spalle e un successo travolgente che lo ha appena investito. I media lo chiamano l'Eminem italiano, ne analizzano il fenomeno, ne criticano il linguaggio, ne indagano il passato. Ma la sua storia e il suo mondo li racconta meglio da solo. In questo libro Mondo Marcio fa il suo primo autoritratto ufficiale raccoglie e commenta i testi delle sue canzoni. I suoi rap su carta si leggono come racconti in rima, e parlano di città dove "non si guarda in faccia nessuno, tieni un coltello lungo un metro per proteggerti il culo" di vita difficile e sesso facile, di soldi e di Dio, di droga da fumare e da vendere. Ma anche di amore, dolcissimo e niente affatto sdolcinato, per sua madre: "Quando voi due avete rotto nella mia mente ho fatto boom, mà tu eri ancora con me a farmi latte caldo e rum quando ero malato, e mà ti ricordi quanto hai riso la volta che sono tornato a casa fumato...". Vitali e irrispettosi come graffiti metropolitani, cantano di scenari maledetti alla 8 Mile e di disagi più diffusi di quanto si creda. Con una forza schietta e ruvida che raramente si è sentita finora.
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