Tra il maggio e il giugno 1945 migliaia di italiani della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia vengono uccisi dall'esercito jugoslavo. Molti di loro vengono gettati nelle "foibe" (pozzi naturali presenti nel Carso triestino ed istriano), molti altri vengono deportati in campi sloveni e croati.
[...]
Queste stragi non colpiscono solo gli italiani in quanto tali, ma tutti quelli che si oppongono all'annessione delle terre contese alla nuova Jugoslavia comunista. Per sessant'anni sulle "foibe" e sugli "infoibati" si è taciuto a causa della politica nazionale e internazionale di quel periodo: prima di tutto per la rottura tra Tito e Stalin avvenuta nel 1948, poi per la volontà di proteggere i presunti criminali di guerra italiani di cui la Jugoslavia chiedeva l'estradizione, e infine per la politica estera di Togliatti, stretta tra interessi nazionali e internazionali. Su questi motivi si è indagato attraverso una documentazione bibliografica e d'archivio. (A5)