Liliana Segre, milanese di famiglia ebrea non praticante, l'8 dicembre 1943 all'età di tredici anni viene arrestata alla frontiera con la Svizzera mentre tenta di fuggire con il padre.
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Condotta a San Vittore dove resterà prigioniera per quaranta giorni, il 30 gennaio 1944 viene caricata su un convoglio diretto ad Auschwitz, dove arriva il 6 febbraio, dopo sei lunghi e estenuanti giorni di viaggio. Nel corso dell'intervista concessa all'autrice, Liliana Segre, ormai settantenne, racconta con dovizia di particolari l'arrivo nel campo: l'immatricolazione, il taglio dei capelli, la sottrazione dei propri indumenti e di qualsiasi oggetto della vita precedente, insomma la perdita di ogni identità. Trasferita nel campo femminile di Birkenau, supera per tre volte le selezioni dinanzi ai tribunali allestiti nei lager per decidere della vita e della morte dei detenuti. Nel gennaio 1945, prende parte ad "una marcia della morte", ovvero uno dei numerosi spostamenti di detenuti obbligati a marciare verso la Germania dai nazisti in fuga dinanzi all'avanzata dei russi. Liberata il 1 maggio 1945, fa ritorno a Milano quattro mesi dopo. (A5)
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