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22/03/2011
Essere un handicappato nella Russia degli anni 70 e sopravvivere...
Nella storia di Ruben ci sono tutti gli ingredienti per un libro di denuncia, di quelli in cui il male viene raccontato in tutta la sua crudezza al solo scopo di smascherare l’ingiustizia e l’iniquità di persone e sistemi o, nel caso peggiore, per esaltare le sofferenze del protagonista. Ma Ruben Gallego è troppo dentro alla realtà, troppo cosciente di cosa sia vivere per limitarsi ad un discorso politico e sociale o, peggio, per lasciarsi andare ad un vittimistico atto di accusa. Pur avendo vissuto l’inferno di un personale Gulag, egli sa troppo bene che la vita non è tutto male e, anche nelle situazioni più drammatiche, a ben vedere, la vita si prende le sue piccole rivincite e il bene tende una mano all’uomo offrendogli la possibilità di non soccombere alle circostanze oscure che lo travolgono. D’altronde Ruben lo dichiara esplicitamente nelle prime pagine, egli vuole scrivere “della forza fisica e spirituale. Della forza che è in ciascuno di noi. Della forza che supera qualunque barriera e vince. Ogni mia storia è il racconto di una vittoria”.Hai trovato utile questo commento?SI NO | Segnala come inappropriato