L’Autore scrisse le tre tragedie alla fine degli anni sessanta ma rimaneggiandola fino al 1974. Le opere, tutte a sfondo autobiografico e con trame molto diverse fra loro, manifestano la necessità dell’autore di esprimere la sua denuncia contro il Potere che schiaccia il “diverso” e lo fa soccombere.
[...] In “Porcile”, il protagonista Julian, rampollo di una famiglia di industriali berlinesi del secondo dopo guerra, vive in perenne contrasto con la figura paterna, per lui eccessivamente rigida e conformista. Il suo disagio viene alleviato dalla “felicità” nell’avere contatti carnali con i maiali. La sua zoorastia, una volta scoperta, diviene il tallone d’Achille per il padre che deve accettare la fusione industriale con un concorrente in affari dall’indubbia moralità in quanto, durante la seconda guerra mondiale, commerciava in oggetti d’oro sottratti ai cadaveri degli Ebrei morti nei lager. La tragedia si conclude con l’orrore della morte di Julian divorato dai maiali. In “Orgia”, la vicenda è ambientata nella camera da letto di una Donna e un Uomo della ricca borghesia cittadina che consumano rapporti sadomaso nei quali l’Uomo rappresenta il carnefice e la Donna è colei che accetta con felicità e obbedienza la violenza, complice del suo sfruttatore. Ma l’orgia che la coppia vorrebbe vivere come una “liberazione” dalla schiavitù che la tiene legata agli aspetti materiali della vita, li porta alla disperazione e al suicidio di entrambi. In “Bestia da stile”, ambientato nella Boemia degli anni trenta, il protagonista Jan simboleggia un uomo che sente di non aver realizzato le sue aspirazioni poetiche e di aver fallito nel suo impegno politico. Non riuscendo ad accettarsi si toglie la vita