Romanzo autobiografico di un giovane pianista di Varsavia che racconta la sua singolare esperienza. Wladyslaw Szpilman suona presso la radio di Varsavia, quando prende avvio la politica di persecuzione razziale che alla fine gli impedirà anche l'esercizio della propria professione.
[...]
Con l'occupazione di Varsavia da parte delle truppe naziste, si apre per lui un doloroso percorso esistenziale. Assiste, infatti, alla deportazione della sua famiglia a cui egli riesce a sfuggire grazie all'intervento di una guardia ebraica che lo sottrae al convoglio ferroviario diretto verso i campi della morte. Datosi alla clandestinità, sarà testimone degli eventi che porteranno alla rivolta e all'evacuazione del ghetto. Alla fine, dopo varie peregrinazioni, quando la città è completamente rasa al suolo e ogni tentativo di resistenza è ormai vano, rimasto solo con un pianoforte trovato per caso tra un cumulo di macerie Szpilman incontra un ufficiale tedesco, Wilm Hosenfeld, che, sentendogli suonare Chopin, gli salva la vita. Pubblicato per la prima volta in Polonia nel 1946, con il titolo "Morte di una città", il testo è accompagnato da una postfazione di Wolf Biermann, che illustra i numerosi meriti di Wilm Hosenfeld, e presenta alcuni brani tratti dal diario di quest'ultimo. (A5)