Economie, culture e istituzioni del mare nell'Italia dell'Ottocento.
I rapporti intercorsi tra la nostra comunità nazionale e il mare, negli anni che vanno dal processo di formazione dello Stato unitario alla prima guerra mondiale, furono caratterizzati da elementi di radicale trasformazione.
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Non solo intervennero in quella fase rivoluzionari cambiamenti tecnologici, ma mutò il rapporto stesso tra il mare (anzi i mari) e la rappresentazione complessiva dell'Italia , in un paese che si avviava a diventare Nazione. I contributi di questo volume si interrogano non solo su alcuni dei nodi strategici della nostra storia marittima - mercati, mezzi di comunicazione, mestieri del mare - , ma anche sugli effetti dei processi politici e istituzionali che, dall'Unità in poi, regolano, con intensità crescente, il ruolo, la presenza e l'identità della gente di mare. L'attenzione si concentra sui cambiamenti subiti dall'Italia minore che lavora a bordo delle agili navi a vela transoceaniche o risiede nelle comunità del mare; ma si guarda anche a quel confine mobile e permeabile tra terra e mare sul quale si muovono ceti professionali e apparati burocratici chiamati a confrontarsi con la gestione delle questioni marittime; o per altro verso a quelle élites desiderose di distinguersi socialmente attraverso la pratica sportiva dello yatching.
Prende così forma, anche grazie alla valorizzazione di fonti «specializzate» come i giornali di bordo o gli statuti dei circoli nautici, un punto di vista storiografico che, attraverso la rappresentazione degli ineludibili limiti geografici e culturali dell'Italia marinara del XIX secolo, fa emergere le radici di più recenti e tumultuosi cambiamenti, destinati a segnare, per tutto il secolo successivo e fino ad oggi, il tormentato rapporto del nostro paese con l'ambiente marino.