La fabbrica dei profumi è l'Icmesa di Seveso, protagonista dell'incidente del luglio 1976: faceva prodotti aromatizzati, almeno ufficialmente.
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Il libro ripercorre la storia del più grande disastro ambientale italiano, e vuole ricordare come una tragedia si può trasformare in un'esperienza importante per un popolo, da cui trarre conclusioni di carattere internazionale: Seveso come Bhopal, Val Bormida come Cesano Maderno. L'autore sviluppa il dibattito sulla possibilità che a Seveso si producessero in segreto armi chimiche, e non prodotti per cosmetici, ma non perde di vista le semplici storie di uomini vittime della diossina, di avvocati che hanno speso gran parte della loro vita per una giusta causa, di magistrati caparbi, di scienziati rimasti inascoltati.
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