Pubblicato nel 1967, scritto in diciotto mesi ma meditato per più di tre lustri ,"Cent'anni di solitudine" arrivò in Italia nel 1968 con la casa editrice Feltrinelli e divenne subito libro di culto, letto da tutti, ma adottato dai giovani adulti come paradigma della loro esistenza minacciata nell'armonia e nella serenità dall'oscuro incombere dell'evoluzione della modernità.
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A Macondo oggi si arriva attraverso innumerevoli siti in Internet, discendenti dei vari circoli giovanili che dal '68 in poi adottarono il nome del mitico villaggio. Nel romanzo,pure,a Macondo si arriva attraverso "nebbiose gole, tem- pi riservati all'oblio, labirinti di delusione". Il villaggio è un microcosmo sconvolto da cataclismi biblici, devastato dalla follia degli uomini, e scosso da mille piccoli drammi o gioie quotidiani. Vi si dipana un secolo di vita della famiglia Buendía, creatori e i distruttori di Macondo, da José Arcadio ad Aureliano Babilonia, dalla scoperta del ghiaccio alle pergamene dello zingaro Melquíades finalmente decifrate. Sono i cent'anni di solitudine di una grande famiglia, i cui componenti vengono al mondo, si accoppiano e muoiono per inseguire un destino ineluttabile. Con questo romanzo tumultuoso che usa i toni della favola, sorretto da un linguaggio portentoso e un'inarrestabile fantasia, Gabriel Garcia Màrquez ha saputo rifondare la realtà, trasfigurando la solitudine della dimensione umana contemporanea. In questo universo di solitudini incrociate, impenetrabili ed eterne, galleggia una moltitudine di eroi predestinati alla sconfitta, cui fanno da contraltare la solidità e la sensatezza dei personaggi femminili. In un intreccio di vicende favolose, secondo il disegno premonitorio tracciato nelle pergamene dell'indovino Melquiades, si compie il destino della città dal momento della sua fondazione, alla sua momentanea e disordinata fortuna, quando i nordamericani vi impiantarono una piantagione di banane, fino alla sua rovina e definitiva decadenza. La parabola della famiglia segue la parabola di solitudine e di sconfitta che sta scritta nel destino di Macondo, facendo perno sulle 23 guerre civili promosse e tutte perdute dal colonnello Aureliano, padre di 17 figli illegittimi. La vita mancata dell'ultimo discendente conclude la storia.