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  • 15/09/2021
      

    Problemi irrisolti.

    Questo è il sesto volume del monumentale quanto straordinario lavoro che Del Boca ha dedicato al colonialismo italiano, vicenda non risolta nella coscienza collettiva, tanto che ci porta ancora a commettere errori gravi in Africa e in Asia, come le ultime vicende ci stanno dimostrando. Dunque, in queste analisi, accurate quanto scritte con cura e fascinazione, c'è non solo l'analisi del nostro passato recente, ma anche una bussola che ci aiuta ad orientare, con una precisione dire millimetrica, il nostro giudizio sull'attualità del ruolo italiano nelle vicende di politica estera. Innanzitutto un giudizio chiaro: "Giudicando nel suo insieme la colonizzazione italiana del ventennio, dopo aver precisato che il cervello del legislatore fascista non fu mai sfiorato dal concetto di un'amministrazione indiretta, come embrione di un autogoverno indigeno, Zaghi (*) giunge a queste considerazioni: 'La colonizzazione italiana [...] ubbidisce a schemi e metodi antiquati, monotoni, uniformi e livellatori, in una cornice barocca di autoritarismo e di razzismo brutto, in cui tutto era lasciato all'iniziativa e all'arbitrio del potere centrale, senza quella varietà di formule che rende l'amministrazione britannica così duttile, pratica e aperta, e quella francese così ricca di generose illusioni'." (Cfr, pag. 280). Ma queste storture ideologiche non verranno del tutto corrette nel dopoguerra. "La precisa condanna del passato colonialista dell'Italia, auspicata dal PCI, non verrà fatta da Moro nel 1970 e neppure successivamente. Il perché di questa reticenza resta un mistero, non si può spiegare con le normali analisi di una politica. Ancora una volta subentrano le esitazioni, le ambiguità, il falso amor patrio. Proprio come nel '56, quando al momento di redigere l'accordo con la Libia di re Idris, la diplomazia italiana pagò a Tripoli i risarcimenti per i danni di guerra, ma con una formula così vaga che la causale rimaneva assolutamente nell'ombra." (Cfr. pag. 474). Questa ambiguità guidò la politica italiana anche durante il potere di Gheddafi. "E Mino Vignolo (**) aggiunge: 'I governi, gli stati maggiori, le compagne petrolifere occidentali preferiscono un Gheddafi, pur scomodo, a un problematico ritorno alla monarchia, capace di scatenare sconosciute forze rivoluzionarie marxiste'." (Cfr. pag.480). Anche in anni recenti l'Italia ha continuato a usare la Libia prima per avere petrolio in cambio di vendite di armi, e più recentemente, ma l'analisi di Del Boca si ferma agli Anni 80 del secolo scorso, come grande lager per trattenere le spinte migratorie. Ancora una volta, la Libia è uno specchio delle magagne della nostra politica estera. (*)Carlo Zaghi (Argenta, 27 marzo 1910 – Argenta, 6 febbraio 2004) è stato un giornalista e storico italiano. (**)Mino Vignolo (1945) è un giornalista italiano, per oltre trenta anni inviato speciale e corrispondente dall'estero del Corriere della Sera.
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