È il 1946 quando Amerigo lascia rione di Napoli, dove vive, per salire su un treno. Assieme a migliaia di altri bambini meridionali attraverserà la penisola per trascorrere alcuni mesi in una famiglia del Nord.
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L'operazione in realtà fu ideata nel dopoguerra dal Partito comunista italiano insieme all’UDI (Unione donne italiane), per portare bambini poveri del Sud in affidamenti temporanei a famiglie del Nord e riuscire a strapparli alla miseria: furono in 70.000 circa, tra il 1946 e il 1952. Amerigo proviene dai Quartieri Spagnoli e affronta il viaggio per una destinazione a lui ignota. Dal finestrino del treno vede paesaggi sconosciuti, cerca di farsi forza quando il ricordo della madre è più insistente e nel frattempo chiacchiera con i suoi amici più cari, Tommasino e Mariuccia, che condividono con lui il suo stesso destino. Il viaggio diventa ora metafora e luogo per guardarsi dentro e maturare, e Amerigo, protagonista coraggioso e sensibile, riscatterà la sua condizione partendo dalla voglia di imparare e sentirsi accettato, senza doversi più nascondere dentro una società che lo vedeva reietto.