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Viaggiare senza preoccuparsi dei bagagli

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Viaggiare senza preoccuparsi dei bagagli

13 - 19 gennaio 2021

Rubrica di approfondimento

Cari lettori, quello che vi presentiamo oggi è senz’altro uno dei più grandi scrittori di viaggio: Bruce Chatwin.
"La vera casa dell'uomo non è una casa, è la strada”.
"La vita stessa è un viaggio da fare a piedi”.

LA VITA

Inglese, nasce a Sheffield il 13 Maggio del 1940. Figlio di un ufficiale di marina, Bruce ricorda la sua infanzia come un continuo vagabondare da una parte all’altra dell’Inghilterra insieme alla madre da cui diceva aver ereditato l’irrequietezza. Al nonno invece lo scrittore riconosce il merito di avergli trasmesso la voglia e la passione per il camminare. Spinto dalla sua famiglia comincia a studiare Architettura ma presto lascia l’Università. A soli diciotto anni inizia a lavorare presso la prestigiosa casa d’aste di Londra Sotheby’s come catalogatore. E’ proprio in questo ruolo che Chatwin grazie al suo occhio infallibile, al suo gusto e ai numerosi incontri con artisti, diventa uno dei più importanti e ricercati esperti d’arte. E’ in questi anni che si innamora della scultura Africana e della ceramica Cinese. Sempre alla Sotheby’s Bruce incontra Elizabeth, americana di New York con la quale si sposa nel 1965.

I VIAGGI

L’anno successivo con una scelta coraggiosa Chatwin si dimette da Sotheby’s e si trasferisce ad Edimburgo per seguire un corso di laurea in Archeologia. A metà del corso lascia gli studi e inizia a collaborare come giornalista al “Sunday Times Magazine”. E’ proprio in questi anni che la sua passione per il viaggio trova maggiore realizzazione. Lunghi periodi trascorsi in Afghanistan, Africa, Russia, Perù ed Europa alimentano il suo nomadismo culturale e geografico. Nel 1974 compie il suo primo viaggio in Patagonia.

LA PRODUZIONE LETTERARIA

Nel ’77, al ritorno dal viaggio in Patagonia e profondamente segnato da questa esperienza, pubblica proprio “In Patagonia”, un libro evento considerato un vero e proprio capolavoro letterario, definito “il più originale libro di viaggi di questi ultimi tempi”. Il romanzo lo catapulta nell’olimpo dei grandi scrittori. Chatwin mescola nel suo libro elementi letterari differenti quali la riflessione interiore, l’analisi etnografica e il diario di viaggio, creando una miscela straordinaria e affascinante. Il suo è un nuovo modo di scrivere dove racconto, fantasia, biografia, storia, antropologia e fiction si amalgamano. Il susseguirsi di capolavori è impressionante.

Del 1980 è “Il vicerè di Ouidah” del 1982 “Sulla Collina Nera" del 1985 “Ritorno in Patagonia” del 1987 “Le vie dei canti” del 1988 “Utz”.

Chatwin muore a Nizza nel 1989. Dopo la sua morte sono stati pubblicati altri tre suoi volumi: “Che ci faccio qui?” del 1989, “L’occhio assoluto” del 1993 e “Anatomia dell’irrequietezza” del 1996.
I suoi libri sono un elogio del viaggio e dello spostamento continuo dove lui, come ha scritto la sua biografa Susannah Clapp, è un viaggiatore, un cantastorie, un dilettante di genio con la passione dell’insolito. E’ lo stesso Bruce a distinguere gli scrittori in due categorie: gli “stanziali” e gli “itineranti” inserendosi a pieno titolo in questi ultimi: “Ci sono quelli come me” – dice Chatwin – “che sono paralizzati dal domicilio, quelli per cui il domicilio fa tutt’uno con il proverbiale blocco dello scrittore” .
Il collega Salman Rushdie ha definito l’intelligenza di Bruce la più colta e brillante mai incontrata. La moglie Elisabeth, madrina del Premio, dice di lui: “Bruce era troppe cose ed una vita sola non poteva bastargli”.


LA FOTOGRAFIA

Un altro straordinario aspetto del lavoro di Chatwin è la fotografia: molte sono state le mostre tenutesi durante l’edizione del Premio Chatwin del 2006, in ricordo della grande attività svolta dallo scrittore anche su questo versante. Nei suoi scatti ci sono tutti i luoghi che hanno ispirato i suoi libri e i suoi personaggi, tutti i suoi viaggi. I suoi luoghi sono immersi in spazi enormi e in silenzi che emergono assordanti. Il suo lavoro ha ispirato e guida tuttora migliaia di narratori e viaggiatori che, lasciandosi alle spalle la loro vita, intraprendono a piedi le strade del mondo.

Disponibili in biblioteca:

In Patagonia - Adelphi, 2003   anche in formato e-book

Bruce Chatwin racconta il suo viaggio in Patagonia sulle tracce di un mostro preistorico e di un suo parente navigatore, li trovò entrambi... insieme alla bellezza del viaggio, il piacere di scoprire cosa c'è "più in là", passo dopo passo, persone, culture, paesaggi da togliere il respiro. Apparso nel ’77 come opera prima, fu subito salutato come “il più originale libro di viaggi di questi ultimi tempi”.

Il vicerè di Ouidah - Adelphi, 1991 

Più  di un secolo dopo la morte di un celebre negriero, Don Francisco da Silva, i suoi numerosi discendenti si riuniscono a Ouidah, nel Dahomey, “per onorare la sua memoria con una messa di requiem e un pranzo”. Le voci del passato si ritrovano a spargere “cibo, sangue, piume e Gordon’s gin sul letto, tomba e altare del Morto”. Un romanzo di follia e crudeltà tropicale.

Che ci faccio qui? Adelphi, 1990    anche in formato e-book

Il libro in cui Bruce Chatwin raccolse, negli ultimi mesi prima della morte, quei pezzi dispersi della sua opera che avevano segnato altrettante tappe di una sola avventura, di tutta una vita intesa come “un viaggio da fare a piedi”. Al seguito di Indira Gandhi o in visita da Ernst Jünger, alla ricerca dello yeti o in quartieri malfamati di Marsiglia, a cena con Diana Vreeland o con Werner Herzog nel Ghana o con un geomante cinese a Hong Kong, Chatwin è sempre in viaggio e osserva ogni esperienza con lo sguardo penetrante di chi, a partire da qualsiasi cosa, vuole andare il più lontano possibile.

- Utz - Adelphi, 2000

Ultimo libro pubblicato da Chatwin, questo romanzo fu subito salutato come “una gema squisita, compatta, luccicante, riccamente sfaccettata.”

Anatomia dell’irrequietezza - Adelphi, 1996

il libro postumo degli irrequieti, che amava –come Nietzsche- “pensare” camminando.
Disponibili tramite il prestito intersistemico:

- Sulla Collina Nera - Adelphi, 1996 

La lunga vita di due gemelli identici, chiusa in un cerchio magico con un raggio di poche miglia, intorno a una fattoria del Galles- “sulla collina nera”. Un romanzo che ha il respiro del tempo.

- Ritorno in Patagonia - Adelphi, 1998 

A quasi dieci anni dalla pubblicazione di "In Patagonia”, Bruce Chatwin ritornava sull'argomento. L'occasione gli era offerta da una conferenza alla Royal Geographical Society tenuta a due voci con Paul Theroux (autore nel 1979 di "Old Patagonian Express"). Nel libro i due scrittori analizzano la ricorrenza del "tema patagonico" ('topos' che coincide con l'ignoto, l'inconoscibile ed il mistero) nelle loro storie personali, in letteratura e nell'immaginario collettivo.

- Le vie dei canti - Adelphi, 1995

“La domanda cui cercherò di rispondere è la seguente: perché gli uomini invece di stare fermi se ne vanno da un posto all’altro?”(Bruce Chatwin a Tom Maschler, 1969). Il libro che Chatwin inseguì per anni e che fece appena in tempo a scrivere.

- L’occhio assoluto - Adelphi, 1993

Come si parla di “orecchio assoluto” per coloro che sanno riconoscere perfettamente l’altezza dei suoni, si potrebbe parlare di “ occhio assoluto” per una qualità che Bruce Chatwin già mostrava nei suoi scritti e che ora ci appare, e si impone, nelle sue fotografie. Riconoscere ciò che sta attorno a noi –e soprattutto attorno all’occhio, sempre mobile, del viaggiatore- quegli spicchi di realtà che sono altrettante visioni, isolarli dal resto e lasciarli vibrare nella loro pura evidenza ottica: questo è il segno di elezione dell’ ”occhio assoluto”.

Le notizia sopra esposte sono tratte dal sito del Premio Chatwin

Vi segnaliamo inoltre, disponibili con il prestito intersistemico:

Con Chatwin di Susannah Clapp - Adelphi, 1998

Che un libro su Chatwin finisse per affollarsi di personaggi bizzarri, battute memorabili, repentine infatuazioni per luoghi o idee – in altre parole, per diventare un libro di Chatwin – era in qualche modo inevitabile. Ma, pur inaugurando ufficialmente la sequenza (che si preannuncia ricca) degli studi biografici, questo ritratto, di cui è autrice Susannah Clapp, che di Chatwin è stata editor, amica e confidente, non ha nulla di rituale o di agiografico, e la sindrome di Stoccolma che quasi sempre lega il biografo al suo protagonista si diluisce qui in un racconto tutto di prima mano e senza impacci reverenziali. È come se la Clapp accendesse una candid camera, e Chatwin accettasse di farsi riprendere... (dal risvolto di copertina)

L'ultimo treno della Patagonia di Paul Theroux - Baldini a Castoldi, 2006

Cari lettori, a mercoledì prossimo.

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