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Sara Simeoni

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Sara Simeoni

8 - 14 febbraio 2021

Per lo Scaffale dello sport questa settimana parliamo di campionesse
 
Non si sente parlare molto spesso delle vittorie delle donne nelle Olimpiadi, anche se ad oggi il numero delle partecipanti è incrementato molto, ma i trionfi di Sara Simeoni non sono stati dimenticati da nessuno. Di lei rimane un sorriso e un frenetico battito di mani come farfalle sotto l’asticella che immobile la incorona regina del salto in alto.
Sara Simeoni è stata la più grande atleta italiana di tutti i tempi, 𝗶𝗻𝗲𝗴𝘂𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮𝘁𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀ 𝗲 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝘀𝘂𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗶 𝗲𝗱 𝗲𝗹𝗲𝘃𝗮𝘁𝗼 𝗿𝗲𝗻𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗴𝗼𝗻𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼. Capace sempre di affrontare con serenità le competizioni, non disperandosi nella sconfitta, non esaltandosi oltre misura nella vittoria.
Ha al suo attivo tre medaglie olimpiche: argento nel 1976 a Montreal; 𝗼𝗿𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝟭𝟵𝟴𝟬 𝗮 𝗠𝗼𝘀𝗰𝗮; argento nel 1984 a Los Angeles. Oltre a tre medaglie europee: bronzo nel 1974 a Roma; oro, eguagliando il 𝗿𝗲𝗰𝗼𝗿𝗱 𝗱𝗲𝗹 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗶 𝟮.𝟬𝟭 𝗺., nel 1978 a Praga; ancora bronzo nel 1982 ad Atene.
Il suo anno migliore fu il 1978: il 4 agosto, a Brescia, stabilì per la prima volta il record del mondo, portandolo da 2 m. a 2.01 m. Poche settimane dopo, a Praga, affrontò la tedesca dell'Est Rosemarie Ackermann, ex primatista del mondo e sua grande rivale da cui era stata sconfitta agli Europei di Roma nel 1974 e alle Olimpiadi di Montreal nel 1976. La batté in una giornata fredda e piovosa, nonostante il suo stile di salto, il 𝗙𝗼𝘀𝗯𝘂𝗿𝘆 𝗳𝗹𝗼𝗽, che richiedeva una rincorsa particolarmente lunga e veloce con stretta curvatura, comportasse dei rischi su una pedana resa viscida dalla pioggia (Ackermann, invece, praticava lo straddle, che sotto questo aspetto poneva meno problemi).
La sua carriera sportiva era iniziata alla Scala Azzurra di Verona, sotto la guida di Walter Bragagnolo. Nel 1970, a Parigi, giunse quinta ai Campionati Europei juniores con 1.70 m., nel 1971 nona ai Campionati Europei di Helsinki, nel 1972 sesta alle Olimpiadi di Monaco, con 1.85 m.
In seguito, passata sotto le cure tecniche di Erminio Azzaro, poi diventato suo marito, perfezionò il Fosbury flop aggiungendo, alla sua collezione di trofei, anche due titoli mondiali universitari, nel 1977 a Sofia e nel 1981 a Bucarest. Stabilì 24 primati nazionali (da 1.71 m. nel 1970 a 2.01 m. nel 1978) e conquistò 14 titoli di campionessa d'Italia.
In un’intervista fatta dal giornalista sportivo Gianni Mura, alla domanda posta riguardo la felicità più grande da atleta, ha risposto così:
"𝙇'𝙤𝙧𝙤 𝙤𝙡𝙞𝙢𝙥𝙞𝙘𝙤 𝙙𝙞 𝙈𝙤𝙨𝙘𝙖. Altre direbbero il record del mondo, ma per me un'Olimpiade è una cosa tutta speciale. L'ho vinta perché dovevo vincerla, ero la più forte, ma il fatto di doverla vincere mi ha provocato una crisi d'ansia durata quasi mezz'ora, prima della finale. Mi sentivo svenire, mi veniva da piangere, mi girava la testa. Poi è andato tutto a posto. Ricorderà che molti Paesi avevano boicottato i Giochi, la stessa Italia ci ha tenuto in sospeso fino all'ultimo sull'andare o non andare. Poi siamo andati, sfilando dietro alla scritta Coni, non Italia. E quindi non avevamo diritto all'inno nazionale. Sul podio ho cantato "Viva l'Italia" di Francesco De Gregori". Canzone che mi è sempre piaciuta".
 
 

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