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San Lorenzo mon amour
Rubrica sul territorio
Se vi trovate a passeggiare sulla Via Tiburtina, alzando gli occhi in alto, verso la sommità del palazzo all’incrocio con Via degli Ausoni, potete leggere lungo la cornice le parole SEMOLERIA - CERERE - PASTIFICIO. Dopo aver parlato di luoghi del quartiere che affondano le proprie radici in un passato lontano, con questo edificio e la sua particolare storia passiamo direttamente in epoca contemporanea: si tratta infatti di una delle principali testimonianze dell’archeologia industriale della zona, dove un tempo sorgevano diverse fabbriche, come quella della birra Wuhrer e la Vetreria Sciarra. Il Pastificio Cerere fu fondato nel 1905 dall’imprenditore Pietro Ceci che acquisì il terreno di Via degli Ausoni, dove già erano presenti un edificio residenziale e un fabbricato industriale per la macinazione del grano e la brillatura del riso. Fu l’ingegnere Pietro Satti a riadattare le strutture preesistenti, realizzando la nuova sede della semoleria. Qui erano impiegati, fino alla fine degli anni Cinquanta, numerosi pastai, macchinisti e mugnai. Il nome della fabbrica, rimasto ancora oggi a ricordare l’originale destinazione dell’edificio, era dedicato alla divinità romana della terra e della fertilità e nume tutelare dei raccolti. Dopo la dismissione, avvenuta intorno al 1960, bisognerà aspettare gli anni Settanta per assistere alla rinascita di questo luogo: alcuni giovani artisti iniziarono a lavorare qui, attirati dalla spaziosità e luminosità dei locali interni, oltre che dai costi accessibili.
Gli artisti che si raccolsero in questo luogo hanno dato il via a un processo di trasformazione che arriva fino ai giorni nostri. Nel 1984 Achille Bonito Oliva presentò al pubblico Domenico Bianchi, Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio Di Stefano, Piero Pizzi Cannella e Marco Tirelli con l’evento “Ateliers”. Non si trattò di una mostra in senso proprio: gli studi vennero aperti al pubblico che poteva entrare e vedere da vicino le opere nei luoghi stessi della loro produzione. In realtà Bianchi non aveva il suo studio all’interno del Pastificio, ma per l’occasione gli venne riservato uno spazio. Con questo evento emerse una nuova generazione di artisti, in una scena allora dominato dagli esponenti della Transavanguardia.
Ancora oggi le posizioni dei critici sulla natura del gruppo non sono omogenee: c’è chi ha definito questa realtà come “nuova scuola romana” o “scuola di San Lorenzo”, sottolineandone le affinità stilistiche e poetiche; per altri invece si tratterebbe di un gruppo accomunato, oltre che dal luogo, dal percorso formativo e dalla componente generazionale. In ogni caso si deve a loro il merito di aver donato una seconda natura a questo luogo che, dagli anni duemila, ospita la Fondazione Pastificio Cerere, nata con lo scopo di promuovere l’arte contemporanea, attraverso mostre, conferenze, workshop, studio visit ed offrire progetti formativi e residenze a giovani artisti. La Biblioteca Tullio De Mauro, in collaborazione con la Fondazione Pastificio Cerere, ha inoltre ospitato, tra il 2006 e il 2007, la rassegna di arte contemporanea “Ateliers d’artista” che ha visto susseguirsi negli spazi della Biblioteca le opere di alcuni giovani artisti del Pastificio, introdotti e accompagnati dagli esponenti del gruppo storico.