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San Lorenzo mon amour
7 - 20 maggio 2021
Rubrica sul territorio
Maggio è arrivato e con la bella stagione di tanto in tanto usciremo dalla Biblioteca per conoscere, attraverso immagini e parole, il territorio che la circonda. "San Lorenzo mon amour" è la nuova rubrica quindicinale dedicata all'amore e alla scoperta dei luoghi, per tutti coloro che qui vivono da sempre e conoscono già molto bene il quartiere, ma anche per chi non è di queste parti e vuole saperne qualcosa in più. In questa puntata di apertura lasceremo la parola a un nostro vecchio utente che molti anni fa ha dedicato una fantasiosa e affettuosa poesia, in dialetto romanesco, al parco di Villa Mercede e alla Biblioteca.
N.B. I riferimenti storici presenti nella poesia sono frutto della fantasia dell'autore. Non si conosce l'esatta collocazione del Vivarium, citato da Procopio nel De Bello Gothico. A riguardo sono state formulate nel tempo diverse ipotesi: cfr. L'impiego degli animali negli spettacoli romani: venatio e damnatio ad bestias di Cristina Lo Giudice, 2008, DOI: 10.4000/italies.1374, nota 62 e Mura di Roma dalla Porta Nomentana alla Tiburtina di Lucos Cozza, L'Erma di Bretschneider, 1998, pp. 74-5).
VILLA MERCEDE
(Già Vivarium de’ la Roma antica)
di Remo Di Ruzza, 10-X-2001
Sei bella, vistosa, Festeggiata,
(cent’anni un niente a petto a Roma).
È una storia scritta da PROCOPIO,
venuto in prescia qua da Cesarea
tra il Castro e la Porta Tiburtina,
sul Vivarium, Serajo de le fiere
zoo del mondo antico.
Destinate a li circensi, al Colosseo.
Purtroppo c’è un muro che te taglia
te fa da ipotenusa…
separando il sacro dal profano.
(IL MURO DI BERLINO. UNA VERGOGNA).
Mercede te rimiro e appizzo l’occhi…
Le piante so' diverse fra de loro:
li cipressi più dritti d’obelischi
le chiome de li pini rigonfie mongolfiere
le palme so’ piumini…
l’acanto te ricopre de frescura.
La storia se respira.
Un gatto mansueto acquattato su li rami,
sta all’erta e caccia l’ucelletti e li piccioni.
E cià ragione: nel vivarium
è er bonzai de la tigre.
La madonnina sta dentro la grotta
in trincea, ‘na scojera,
senza un lumino acceso, ‘na preghiera
un segno de croce.
Li fiori più posticci che veraci
er cancelletto chiuso cor lucchetto
e intorno li ricordi de li cani.
So questi li tu’ pregi e li difetti
però te vojo bene tanto e me te godo
so penzionato e poco ciò da fa’
tutti li giorni so' piantato qua.
So ottantaquattrenne e tra quarc’anno
(nun se scappa)
m’auguro de morì su la panchina preferita,
co’ un libro in mano e un piede accostato
a ‘na studente mora;
e vede’ scritto sulla biblioteca,
su un tocco de marmo appiccicato ar muro
(in alto ad evita’ le pallonate)
a ricorda’ a li giovani e l’adulti:
VILLA MERCEDE
pe’ du lustri vi sostò DI RUZZA REMO
con calma certosina
rileggendo i libri della STORIA
diede impulso a scoprì
la sottostante sede del VIVARIUM.