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Poetry Corner
Le montagne di Antonia Pozzi
Occupano come immense donne
la sera:
sul petto raccolte le mani di pietra
fissan sbocchi di strade, tacendo
l'infinita speranza di un ritorno.
Mute in grembo maturano figli
all'assente. (Lo chiamaron vele
laggiù – o battaglie. Indi azzurra e rossa
parve loro la terra). Ora a un franare
di passi sulle ghiaie
grandi trasalgon nelle spalle. Il cielo
batte in un sussulto le sue ciglia bianche.
Madri. E s'erigon nella fronte, scostano
dai vasti occhi i rami delle stelle:
se all'orlo estremo dell'attesa
nasca un'aurora
e al brullo ventre fiorisca rosai.
Pasturo, 9 settembre 1937
Poesia tratta da "Parole" di Antonia Pozzi, a cura di Alessandra Cenni e Onorina Dino, Gli elefanti 2009 (Creative Commons BY-NC-SA 4.0).
Antonia Pozzi nacque nel 1912 da un'agiata famiglia di Milano, città nella quale crebbe e si formò studiando filologia moderna all'Università. Viaggiò, oltre che in Italia, in diversi paesi europei, tra cui Francia, Austria, Germania e Inghilterra, ma il suo luogo prediletto era la settecentesca villa di famiglia, a Pasturo, ai piedi delle Grigne, in provincia di Lecco: qui trascorreva il suo tempo studiando nella biblioteca e scrivendo a contatto con la natura solitaria e severa della montagna. Di questi luoghi si trovano descrizioni, sfondi ed echi espliciti nelle sue poesie. Morì suicida il 3 dicembre 1938. Le sue opere, poesie e diari, furono tutte pubblicate postume.