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19 - 25 giugno 2021

"La Messa de San Lorenzo" di Giuseppe Gioachino Belli
 
Un giorno, a Ssan Lorenzo, entrò un ziggnoree
aggnéde in zagristia co un colonnato,
acciò un prete sciavessi
scelebbrato una messa d’un scudo de valore.
 
Er prete in ner momento fu ttrovato:
la messa se cantò a l’artar-maggiore;
e un’anima purgante ebbe l’onore
de volà in paradiso a bbommercato.
 
Ma appena er prete se cacciò la vesta,
accortose la piastra ch’era farza,
attaccò un Cristo, e ffesce una protesta.
 
E ll’anima sarvata ebbe er martorio,
stante la messa che nnun j’era varza,
de tornassene addietro in purgatorio.
 
Sonetto n. 1248, datato 26 aprile 1834, tratto da “Tutti i sonetti romaneschi” di Giuseppe Gioachino Belli, a cura di Marcello Teodonio, Grandi tascabili economici Newton, 1998 (Creative Commons BY-NC-SA 4.0).
 
In questo sonetto Gioacchino Belli racconta, in modo ironico e divertente, un aneddoto svoltosi all'interno della Basilica di San Lorenzo fuori delle mura: un uomo aveva offerto uno scudo d’argento al sacerdote, affinché dedicasse una messa a un suo caro defunto. Questa basilica, come altre a Roma, aveva infatti il privilegio di liberare un’anima dal purgatorio illico et immediate, grazie alla celebrazione di una messa dedicata, per la quale veniva normalmente offerto uno scudo d’elemosina. La messa fu solennemente celebrata sull’altare maggiore della basilica e l’anima volò subito in paradiso, ma quando il prete si accorse che la moneta era falsa, bestemmiò e protestò: dato che la messa così celebrata aveva perduto la sua efficacia, l’anima appena salvata tornò indietro dal paradiso.

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