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L'albero dei frutti selvatici

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L'albero dei frutti selvatici

5 - 12 novembre 2020

Questo giovedì per la rassegna Bibliomovie vi proponimo “𝗟’𝗮𝗹𝗯𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗳𝗿𝘂𝘁𝘁𝗶 𝘀𝗲𝗹𝘃𝗮𝘁𝗶𝗰𝗶” 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝗿𝗶 𝗕𝗶𝗹𝗴𝗲 𝗖𝗲𝘆𝗹𝗮𝗻.
Presentato al festival di Cannes 2018, il lungometraggio del regista turco Nuri Bilge Ceylan, narra della ricerca della propria identità di Sinan Karasu. Il film è ambientato praticamente dove è situata l’antica città di Troia, terra natia del regista, in prossimità dello stretto dei Dardanelli. Diversi sono gli elementi autobiografici, ma alla base ci sono gli elementi della vita di un giovane maestro cresciuto in quella zona.
Il protagonista di “L'albero dei frutti selvatici”, ventenne musone dal fisico infelice, nella vita vorrebbe fare lo scrittore, si è appena laureato e dalla grande città ritorna alla natale Çanakkale, piccolo centro di provincia situato sulla costa orientale della Turchia. Da grande Sinan potrebbe diventare maestro come il padre, oppure realizzare il sogno di scrivere un libro sulla sua terra; non una guida turistica, come gli suggerisce il sindaco di Çanakkale, ma una sorte di memoriale a partire dal ricordo dell’albero di pere selvatiche piantato nel cortile della scuola.
«Ho sempre pensato che quell’albero fosse come me, come te, come il nonno», dice Sinan al padre, uomo che il ragazzo disprezza e ama con uguale intensità, vergognandosi della sua passione per il gioco, dei suoi debiti, del suo carattere da burlone buono a nulla, ma riconoscendo di averne ereditato il medesimo carattere ottuso e sognante.
Il segreto celato dall’albero dai frutti selvatici è l’infinità della creazione umana, a partire dall’esistenza incomprensibile del reale. Nel suo animo da scrittore, Sinan vive e osserva diverse azioni di cui è sia protagonista sia semplice testimone: bacia sotto un albero un’amica di scuola che sta per sposare un altro; s’immagina il proprio ruolo di narratore mentre commenta la solitudine di un amico al matrimonio dell’ex fidanzata; vive un’esperienza onirica che si conclude con una fuga nella pancia del cavallo di Troia.
Ogni incontro per Sinan è l’occasione per un aspro confronto: i dialoghi profondi proiettano il film in una dimensione letteraria, gli elaborati piani sequenza intrecciano filosofia, tradizione, religione e etica. Sublime il confronto tra il giovane e l’imam Veysel: il botta e risposta sul rapporto tra verità e parola ha una connotazione fortemente filosofica che sembra proiettare il discorso anche su sfondi non prettamente religiosi.
Seguendo il filo dei tormenti e delle contraddizioni del protagonista, in “L'albero dei frutti selvatici”, il regista trasporta nel film stesso l’infinità di rappresentazioni e interpretazioni a cui la realtà si offre.
 
inserita 5/11/2020

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