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La metamorfosi
Visioni. L'altra faccia dei classici
Disegni e testi di Peter Kuper
Guanda 2008
Dopo Lascia stare! E altri racconti brevi, nel quale si era già confrontato con Kafka, Kuper stavolta sceglie il racconto forse più iconico del grande autore praghese, proponendoci un lavoro personalissimo e complesso.
Mettendo da parte il colore, che contraddistingue le sue opere più conosciute, Kuper adotta un bianco e nero netto e contrastato perfettamente funzionale al progetto, connotato da una forte impronta espressionista e per certi versi vicino al gusto grafico delle incisioni. Il risultato è fatto di tavole cupe, pervase da un’angoscia costante, il cui stile scuro e grottesco evoca in maniera estremamente vivida le sensazioni claustrofobiche che contraddistinguono il romanzo. L’esperimento, riuscitissimo, è però calato “altrove”. Non c’è traccia di Praga né del clima culturale degli anni della Grande Guerra, e la vicenda introspettiva prende forza piuttosto dall’immaginario allucinato dei fumetti underground statunitensi nei quali gli elementi storici e geografici risultano del tutto accessori.
Molto personale è anche l’uso del lettering, poiché l’autore utilizza caratteri differenti per dare risalto agli stati d’animo dei personaggi. Anche i balloons assumono una chiara funzione semantica, poiché la forma ed il contorno diversi caratterizzano graficamente il temperamento di chi pronuncia le battute.
In conclusione, la passione ed il rispetto con cui Kuper rilavora la materia kafkiana sono evidenti in ogni particolare e, più che una semplice fedeltà al testo originale, emerge la volontà di completarlo, dando forma all’angoscia strisciante che ne pervade ogni singola pagina.