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Inge Morath. La vita. La fotografia

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Inge Morath. La vita. La fotografia

30 novembre 2019 - 19 gennaio 2020

Museo di Roma in Trastevere

Nella lunga e intensa carriera di Inge Morath, non poteva mancare Roma, la Città Eterna. Quando nel 1954 si reca per la prima volta nella Capitale, la fotografa americana ha da poco iniziato a lavorare per l’agenzia Magnum. 

Il percorso espositivo si sviluppa in 12 sezioni che ripercorrono tutte le principali esperienze professionali e umane della Morath, attraverso circa 140 fotografie e decine di documenti originali. Compaiono anche immagini, realizzate da grandi maestri come Henri Cartier-Bresson e Yul Brinner, che ritraggono Inge Morath in diversi momenti della sua carriera.

Viaggiatrice instancabile, poliglotta, donna dai poliedrici interessi e di profonda cultura, Morath nasce a Graz, in Austria, nel 1923. Cresciuta in un ambiente colto e intellettuale, studia lingue romanze all’università di Berlino e ama viaggiare. Non teme barriere culturali, linguistiche o geografiche. La meta del suo primo viaggio in Italia è Venezia. Proprio nella Laguna prende corpo la passione per la fotografia, quando Inge rivolge il suo obiettivo verso i luoghi meno frequentati e i quartieri popolari della città, cogliendo le persone nella loro quotidianità. Un soggiorno più lungo, nell’autunno 1955, è dedicato agli scatti per il volume illustrato “Venice Observed” della storica dell’arte Mary McCarthy.

A Roma, Inge ritorna invece nel 1960 per un lavoro su commissione: fotografare la bellissima attrice e modella Rosanna Schiaffino, che immortala all’interno della sua abitazione romana. Nei pochi anni che intercorrono tra i due momenti romani, Inge Morath si è ormai affermata. Il suo sviluppo è stato graduale. Dopo l’esordio come traduttrice e scrittrice in Austria, aveva iniziato a scattare nel 1952. L’anno successivo, grazie a Robert Capa, comincia a lavorare per Magnum Photos a Parigi.

Il suo primo importante reportage, datato 1953, è dedicato ai “Preti operai”. È di questi anni l’incontro con Henry Cartier-Bresson, con cui inizia un sodalizio decennale che ne segnerà l’esistenza. Proprio nel 1960, l’anno del ritratto di Rosanna Schiaffino, Inge accompagna infatti Cartier-Bresson a Reno, per lavorare sul set de Gli Spostati, pellicola con Marilyn Monroe e Clarke Gable diretta da John Huston. Qui scatta uno dei suoi più bei ritratti: una Marilyn quasi scomposta che sola, lontana dal set, prova dei passi di danza. Durante le riprese Inge conoscerà lo scrittore e drammaturgo Arthur Miller, sceneggiatore della pellicola, che diventerà suo marito nel 1962.


Che si trattasse di celebrità o di gente comune, di singole persone o di comunità, le sue sono immagini che sanno cogliere le intimità più profonde dei soggetti. Riesce a fissare l’anima di grandi artisti – da Henri Moore, a Alberto Giacometti, Jean Arp, Pablo Picasso – e di scrittori come André Malraux, Doris Lessing, Philip Roth e celebrità come Igor Stravinskij, Yul Brynner, Audrey Hepburn, Marilyn Monroe, Pierre Cardin, Fidel Castro. Immortala l’anima dei luoghi. Imperdibili le sue foto della casa di Boris Pasternak, della biblioteca di Puskin, della casa di Cechov, degli studi di artisti permeate dallo spirito delle persone che vi avevano vissuto.