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In viaggio nei gironi danteschi

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In viaggio nei gironi danteschi

21 maggio - 1 ottobre 2021

Sesto Cerchio: Eretici

In occasione del settimo centenario della morte di Dante la biblioteca rende omaggio al grande poeta proponendo un viaggio nei gironi dell’Inferno attraverso i libri. Un romanzo o un saggio per ogni girone: argomento principale il peccato! Nove gironi in tutto, tra lussuriosi, golosi, avari e prodighi, iracondi e accidiosi, eretici, violenti, fraudolenti e traditori.
 
𝗦𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗖𝗲𝗿𝗰𝗵𝗶𝗼. 𝗘𝗿𝗲𝘁𝗶𝗰𝗶
 
Un'atmosfera di attesa e di inquietudine precede l'ingresso di Dante e Virgilio nel sesto girone infernale. I due poeti, ai piedi della città di Dite, attendono l'arrivo del messo celeste per poter proseguire la loro discesa nell’abisso infernale. Il loro cammino è ostacolato da una schiera di diavoli e dalle tre orribili Furie che svettano spaventose sulle mura arroventate della città. Ad un tratto, come un vento impetuoso che travolge ogni cosa, giunge il messo divino, che, procedendo imperturbabile tra diavoli e demoni, spalanca le porte di Dite. Ad attendere Dante e Virgilio è uno scenario inquietante: una vasta pianura deserta cosparsa di tombe infuocate al cui interno scontano la loro pena gli eretici, colpevoli in vita di essere andati contro il dogma della religione. Dalle tombe scoperchiate fuoriescono strazianti i loro gemiti; essi sono tormentati dalle fiamme in quantità pari alla gravità del peccato commesso. "Qui son li eresiarchi con lor seguaci, d'ogni setta…. Simile qui con simile è sepolto e i monimenti son più o meno caldi". Tra gli eretici la condanna di Dante riguarda principalmente gli epicurei - che l’anima col corpo morta fanno - per aver negato l'immortalità dell'anima, assioma cardine della dottrina cristiana. E allora torniamo indietro di duemila anni per conoscere il pensiero di Epicuro...
 
𝗦𝗰𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹𝗶 - 𝗟𝗲𝘁𝘁𝗲𝗿𝗮 𝗮 𝗠𝗲𝗻𝗲𝗰𝗲𝗼.
𝑬𝒑𝒊𝒄𝒖𝒓𝒖𝒔
La "Lettera a Meneceo", nota anche come "Lettera sulla felicità", è il testo più famoso del filosofo greco, datata al III sec. a. C. Nelle poche pagine che compongono l'epistola, Epicuro affronta i temi centrali della sua filosofia; egli sostiene che le malattie fondamentali che rendono l’uomo infelice siano le paure, prima tra tutte la paura della morte. Attraverso la sua filosofia Epicuro si propone di eliminare le fonti di queste paure. Egli ritiene che il mondo sia formato da atomi dalla cui unione o disunione casuale dipende l’esistenza e la morte di ogni cosa. Anche l’anima è formata da atomi e per questo quando sopraggiunge la morte gli atomi si disgregano e l’anima muore. Dunque l’anima è mortale come il corpo, e non c’è alcuna ragione di temere la morte, anzi temerla è addirittura insensato. L'anima, infatti, che è la sede di ogni sensazione, quando muore diventa insensibile, e l'uomo morendo non sente più nulla. "Non esiste nulla di terribile nella vita per chi davvero sappia che nulla c’è da temere nel non vivere più. Perciò è sciocco chi sostiene di aver paura della morte, non tanto perché il suo arrivo lo farà soffrire, ma in quanto l’affligge la sua continua attesa". In conclusione, secondo la filosofia epicurea per essere felici bisogna accettare la mortalità dell’anima e comprendere che la morte non significa niente per gli uomini …. ”la consapevolezza che la morte non significa nulla per noi rende godibile la mortalità della vita, scacciando l’inganno del tempo infinito che è provocato, invece, dal desiderio d’immortalità"....