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In viaggio nei gironi danteschi

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In viaggio nei gironi danteschi

20 aprile - 1 ottobre 2021

Quarto Cerchio: Avari e Prodighi

In occasione del settimo centenario della morte di Dante la biblioteca rende omaggio al grande poeta proponendo un viaggio nei gironi dell’Inferno attraverso i libri. Un romanzo o un saggio per ogni girone: argomento principale il peccato! Nove gironi in tutto, tra lussuriosi, golosi, avari e prodighi, iracondi e accidiosi, eretici, violenti, fraudolenti e traditori.

Quarto cerchio: Avari e Prodighi

"Papé Satàn, papé Satàn, aleppe!”: il grido rabbioso di Pluto accoglie Dante al suo ingresso nel quarto girone infernale. Qui il poeta incontra le anime dannate di avari e prodighi, costretti a scontare la loro pena facendo rotolare con la forza del petto enormi macigni. Divisi in due schiere, gli avari da una parte e i prodighi dall’altra, percorrono un semicerchio fino a scontrarsi tra loro, rinfacciandosi reciprocamente la loro colpa: "Perché tieni? Perché burli?". Per la prima volta nell'Inferno dantesco vengono puniti in uno stesso girone due peccati analoghi ma opposti, perché avarizia e prodigalità sono due facce della stessa medaglia: la smodata brama di ricchezze. Gli avari, avidi e ingordi di denaro e di potere, accumulano per il piacere del possesso, e i prodighi, color che "con misura nullo spendio ferci", accumulano e spendono senza discernimento. La pena che li attende è la medesima, come in vita fecero l'inutile fatica di accumulare e dissipare ricchezze, dopo la morte perpetuano questo vano sforzo, spingendo massi tanto grandi quanto i beni accumulati e sperperati. 

Avari e prodighi sono sempre esistiti....e sempre esisteranno... e già molti secoli prima di Dante ci aveva pensato il grande commediografo latino Tito Maccio Plauto a condannare l'avarizia, facendone oggetto di scherno e di satira nella sua famosa commedia l'Aulularia....

 

L'Aulularia (III-II sec. a.C.)

Tito Maccio Pluto

Una pentola piena d'oro e un vecchio gretto e avido di nome Euclione sono i protagonisti principali della commedia di Plauto. Attorno a loro ruotano tutti gli altri personaggi, la vecchia serva Stafila, il vicino di casa Megadoro, la figlia di Euclione, Fedria, il giovane Liconide innamorato di lei, e Strobilo, il servo di lui. Il vecchio Euclione scopre nella sua abitazione, sepolta sotto terra, una pentola piena d'oro. Terrorizzato all'idea che qualcuno possa rubargliela non rivela a nessuno la sua scoperta e la custodisce ossessivamente, occultandola di volta in volta in luoghi diversi, nonostante tutti ne ignorino l'esistenza. Sospettoso di tutti, vive nell'ansia di esserne depredato, agisce in modo frenetico e sconsiderato, fino al punto da creare egli stesso le condizioni per essere scoperto e derubato. La narrazione suscita ilarità, si snoda tra equivoci, beffe, inganni, invettive e colpi di scena. Euclione porta alle estreme conseguenze il vizio dell’avarizia e il suo personaggio assume i tratti patologici dell’ossessione e del delirio. Avarizia, avidità, insaziabile desiderio di denaro sono i motivi principali dell’opera, vizi che Plauto condanna in chiave comica, deridendo i comportamenti assurdi, illogici e ridicoli di Euclione e di tutti gli avari in genere, di cui Euclione rappresenta senza dubbio il prototipo ideale. E' lui il padre di tutti gli avari!...... Diversi secoli più tardi scriveva così Molière del suo Arpagone "Dare è una parola verso la quale nutre un’avversione tale che non dice mai vi do, bensì vi presto il buongiorno". Buona lettura a tutti e....crepi l'avarizia!!!