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Il futuro non è più quello di una volta

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Il futuro non è più quello di una volta

18 - 24 maggio 2022

Rubrica sulla fantascienza

Care lettrici e cari lettori, riprendiamo il nostro viaggio continuando ad esplorare l’intrinseco rapporto tra fantascienza, robotica ed informatica. Le macchine in genere e i robot (specie se antropomorfi) in particolare sono al centro di una tensione etica che vede contrapporsi il messaggio cristiano “ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte” con l’anelito rivoluzionario di una ridistribuzione del lavoro socialmente utile e, soprattutto, della sua “fatica”.

Nonostante perduri l’ancestrale paura nei confronti dei nostri “fratelli di metallo”, “vivere costa fatica”, pertanto le pagine della letteratura fantascientifica si riempiono di sostituti meccanici. C’è un gran bisogno di capi irreprensibili come suggerisce Philip K. Dick con il suo romanzo del 1962 Abramo Lincoln, androide”. Asimov, già nel 1946, con il racconto “La prova”, aveva promosso un robot a sindaco; trent’anni dopo, nel racconto “Tricentenario”, lo eleva a presidente degli Stati Uniti. Entrambi i racconti sono reperibili nell’antologia Tutti i miei robot”. E ancora, i robot possono essere pugili instancabili come nello stupendo racconto di Richard Matheson “Acciaio” che narra il commovente amore di un agente verso il proprio pugile robotico: l'affetto permette di superare anche la natura meccanica del suo pupillo. Lettura consigliatissima che potrete trovare nell’antologia Duel e altri racconti. Robert Sheckley nel romanzo Gli orrori di Omega attribuisce ai robot il ruolo di confessori-controllori in una favola continuamente in bilico tra l'incubo e la beffa, tra la sferzata satirica e improvvisi pirotecnici capovolgimenti.

Metalli urlanti direbbe Evangelisti, non li possiamo citare tutti, ma non mancano robot disoccupati, bibliotecari, artisti, esattori, psicoanalisti, poliziotti e ovviamente soldati e killer. Sono tanti e molteplici gli antenati di Alexa proposti dalle più belle pagine di fantascienza che diventa ancora più difficile l’attribuzione di un senso alla nostra umanità.

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