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Il futuro non è più quello di una volta

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Il futuro non è più quello di una volta

20 - 26 aprile 2021

Rubrica di approfondimento

Care lettrici e cari lettori, questa settimana vi chiediamo uno sforzo di concentrazione, perché stiamo per immergerci in un oceano di domande a cui non sempre sarà possibile dare risposta. Guidati dallo scrittore polacco Stanisław Lem, faremo rotta verso l'inquietante ed enigmatico pianeta da cui prende nome il suo romanzo più famoso: "Solaris", pubblicato per la prima volta a Varsavia nel 1961. Sfacciatamente ateo e scientista, Stanislaw Lem risulta, a volte, un po’ pedante e difficile da seguire per le sue descrizioni lunghe e dense di particolari. Solaris non è di certo uno di quei libri che affascina alla prima riga, non è amore a prima vista, ma credeteci, non chiudete il libro dopo la prima pagina, dategli un’opportunità.

Lem prende il lettore da lontano, gli gira intorno scrutandolo e poi gli si avvicina, o fa in modo che noi ci avviciniamo a lui, di soppiatto: una volta entrati nella sua morsa, vi tratterrà come una calamita. Solaris è considerato un capolavoro della fantascienza filosofica, una perfetta sintesi di contenuti ideologici, trama narrativa e stile.

Siamo nel lembo più estremo dell'universo esplorato dal genere umano. Un astronauta, dalla Terra, approda nella stazione spaziale che gira intorno al pianeta Solaris, la cui superficie è prevalentemente ricoperta da un oceano di plasma. Qui trova un'atmosfera di mistero e sospetto, quasi horror: nessuno lo accoglie, i pochi ospiti dell'astronave sembrano angosciati e sopraffatti, c'è un morto recente a cui si allude con circospezione ma senza sorpresa, gli oggetti subiscono strane deformazioni, si avvertono presenze. Il vero protagonista è l'immenso oceano vivente, capace di assumere strabilianti forme e di ricreare la stessa vita umana quasi sulle medesime basi biologiche: Solaris è in grado di penetrare nella mente e nella sensibilità dell'uomo, mentre l'uomo non riesce a comprenderne la sconcertante intelligenza malgrado cent'anni e oltre di esplorazioni e ricerche.

Solaris è uno state of mind: un luogo della mente o della coscienza in cui il subconscio viene a galla e prende forma concreta, tangibile. Ma perché l’oceano produce queste identità? Rappresentano semplicemente un fenomeno o la manifestazione di una volontà? Sono una vendetta? Un esperimento? Oppure, non conoscendo la natura umana, l’oceano ha pensato di fare un dono?

Quando il romanzo vide la luce erano gli anni in cui l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti avevano iniziato ad inviare satelliti artificiali nello spazio, l'idea di progresso poneva le proprie basi concrete sullo sviluppo tecnologico, l'influenza del marxismo attribuiva alla scienza una centrale funzione liberatrice: l’uomo scientifico era l’uomo nuovo. Il romanzo di Lem è espressione di questo contesto e ne esprime le angosce profonde e i dubbi. È possibile capire e quindi controllare fino in fondo la natura? L’essere umano è all’altezza del compito che si pone? Solaris, come un incubo in cui ciò che temiamo si realizza, mette in scena una tragica verità: il rappresentante della civiltà della scienza, l’uomo scientifico, si scopre nudo e fragile; l’essere razionale che dovrebbe compiere l’atto supremo della conoscenza si rivela inadeguato al proprio compito. Il nostro viaggio conoscitivo si arresta davanti a un «deserto argentato» e non riesce ad andare avanti.

Nonostante lo scetticismo nei confronti della filmografia che trae origine dai romanzi, consigliamo ugualmente la visione delle due trasposizioni cinematografiche di Solaris: quella russa del 1972 diretta da Andrej Tarkovskij e quella americana del 2002 di Steven Soderbergh con George Clooney. Due pellicole molto diverse, ma entrambe assai lontane dal restituirci la bellezza del libro.

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