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Il futuro non è più quello di una volta

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Il futuro non è più quello di una volta

26 gennaio - 1 febbraio 2021

Rubrica di approfondimento

Care lettrici e cari lettori, ben trovate e ben trovati! Questo martedì, che precede il Giorno della Memoria, la ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime dell'Olocausto, anche noi, con la nostra rubrica, vogliamo contribuire alla celebrazione di questa giornata di ricordo e riflessione.

Lo facciamo suggerendo due opere di un insospettabile autore di fantascienza che non ha bisogno di presentazioni: Primo Levi. Universalmente conosciuto come testimone dell'immane tragedia dell'Olocausto, Primo Levi è stato anche autore di due raccolte di racconti di fantascienza: Storie naturali del 1966 e Vizio di forma del 1971, entrambe pubblicate da Einaudi. Il libro Storie Naturali fu pubblicato con lo pseudonimo Damiano Malabaila. L’adozione di uno pseudonimo era una strategia molto frequente negli scrittori che avevano l’ardire di pubblicare un romanzo di fantascienza. Serviva a camuffare la propria origine, a darsi un’identità straniera, esotica, lontana. Il nome scelto da Levi era però italianissimo, anzi piemontese: era quello di un esercente, davanti alla cui bottega Levi passava ogni giorno andando al lavoro. Il mascheramento era stato pensato per attutire lo stridore con i libri precedenti e tradiva un imbarazzo, il timore che qualcuno non capisse, o si offendesse addirittura. Sebbene quasi sdoganata, la fantascienza restava comunque un capriccio, intrigante quanto si vuole ma pur sempre un capriccio, mentre i campi di concentramento erano ben altra faccenda. La fascetta con cui Einaudi mandò Storie Naturali in libreria recava una parola soltanto, accompagnata da un punto di domanda: «Fantascienza?». Come asseriva lo stesso autore in un'intervista, le sue “non sono storie di fantascienza, se per fantascienza si intende l’avvenirismo, la fantasia futuristica a buon mercato. Queste storie sono più possibili di tante altre. Anzi talmente possibili che alcune si sono persino avverate”.

Il corpus narrativo di Levi si regge sostanzialmente su due colonne: la prima è l'Olocausto e la seconda è la fantascienza. Una poggia nella realtà e nel presente, l'altra nell'immaginazione e nel futuro. Sembrerebbero due cose totalmente opposte, eppure in Levi erano collegate. Come potevano conciliarsi le crude testimonianze di un sopravvissuto dell’Olocausto con i voli irreali della mente, le speculazioni bizzarre, i mondi fuori dal mondo e dal tempo che subito richiamava la parola fantascienza? In realtà c'è un legame molto profondo tra la tragedia del Novecento e la fantascienza. Quest'ultima è stata individuata da molti scrittori, e Levi è uno dei principali, come un genere letterario con cui era possibile parlare di Auschwitz, spesso interpretato come un mondo alla rovescia. Per Levi la fantascienza forniva quello straniamento cognitivo che era necessario non solo per indagare l'intima essenza di questo mondo alla rovescia, ma anche per ragionare sulle responsabilità della scienza nella tragedia dell'Olocausto. Levi è profondamente consapevole del genere letterario, lo persegue intenzionalmente. Ha un'idea particolare della fantascienza: una narrazione che parte dal quotidiano e che improvvidamente diventa straniante. Egli contribuisce a sfatare il mito che la fantascienza sia evasione dalla realtà: in effetti ne è interpretazione, trasformazione e arricchimento. Non a caso Levi la riteneva tutt’altro che scissa dalla sua terribile storia. Levi stesso confessava di essersi chiesto se pubblicare un volume di racconti-scherzo dopo libri seri, rivolti a un pubblico serio, non fosse come vendere vino in bottiglie d’olio. Un dubbio che aveva sciolto soltanto dopo essersi “accorto che fra il Lager e queste invenzioni una continuità, un ponte esiste”. Il ponte, in fondo, era proprio quel punto di domanda posto in fascetta da Einaudi: Fantascienza?

Questa settimana, nel darvi appuntamento al prossimo martedì, vi salutiamo con una esortazione: s'è vero che “il futuro non è più quello di una volta”, almeno adoperiamoci a far sì che anche un passato tragico ed oscuro non abbia più modo di ripetersi!

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