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Il futuro non è più quello di una volta

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Il futuro non è più quello di una volta

19 - 25 gennaio 2021

Rubrica di approfondimento

Care lettrici e cari lettori, eccoci nuovamente insieme! L'opera “imperdibile” di questa settimana è: Le guide del tramonto, un romanzo di fantascienza scritto da Arthur Charles Clarke nel 1953. Nonostante sia stato l’ispiratore, con il racconto La sentinella, del regista Stanley Kubrick per il suo capolavoro 2001: Odissea nello spazio, oggi Clarke non gode di grande considerazione, vuoi per le accuse, fondate o meno, di pedofilia, vuoi per il suo stile apparentemente freddo e didascalico.

Eppure questo suo romanzo, con pregi e difetti, può essere annoverato tra quelli che hanno fatto la storia della fantascienza. È un'opera che lascia il segno, traccia scenari mai percorsi e pericolosi da riprendere. Il romanzo parte in modo avvincente, sembra un’invasione aliena alquanto classica, ma rivelerà tutt’altro. Gigantesche astronavi occupano i cieli del pianeta, sovrastando le maggiori metropoli mondiali, senza compiere azione alcuna. I Superni, così gli uomini chiamano i misteriosi visitatori che per decenni non si mostrano e limitano quanto più possibile i contatti, non hanno intenti bellicosi. Usano i loro straordinari poteri non per conquistare il nostro mondo, ma per imporre la fine di ogni ostilità. Tutte le risorse precedentemente destinate agli armamenti vengono così dirottate verso il progresso e inizia una vera Età dell'Oro. Un lungo periodo di pace e prosperità, durante il quale però i Superni non consentono viaggi ed esplorazioni spaziali.

Perché tanta segretezza? Cosa hanno da nascondere?

Diviso in tre parti, il romanzo segue con raffinatezza e plausibilità l’evolversi dei rapporti tra Terrestri e Superni lungo più di un secolo. Questi alieni guidano l’Homo sapiens da “supervisori” verso un nuovo step evolutivo che però avrà conseguenze inattese e per molti versi drammatiche. La trovata di Clarke sull’aspetto fisico dei Superni, che per ovvie ragioni non riveleremo, è geniale e densa di simbolismi. In questo gioiello Arthur Clarke si mostra nella sua forma migliore, con un romanzo a metà strada fra il metafisico e lo psicanalitico, dove non è arduo rinvenire reminiscenze del mito della caverna di Platone, delle tesi sul divino di Feurbach, della morte di Dio di Nietzsche e della teoria degli archetipi di Jung: fantascienza nel pieno possesso delle sue migliori potenzialità. Clark suggerisce piuttosto che dire, sino allo spiazzante finale che non risparmia nulla e nessuno.

A noi verrebbe da dire: “quando il diavolo ci mette la coda...”, ma non andiamo oltre e vi diamo appuntamento alla prossima settimana!

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