Care lettrici e cari lettori eccoci di nuovo insieme!

Le festività di fine anno, e in particolare il Natale, sono ricche di simboli e temi tradizionali che da sempre vengono rielaborati dalle diverse forme di espressione artistica. La fantascienza, narrativa esploratrice non solo di galassie e universi paralleli ma anche di future mutazioni negli atteggiamenti e nel sentire dell’animo umano, molto di rado ha avuto modo di occuparsi del “Natale”, ma quando lo ha fatto ha disvelato significati remoti ancora poco esplorati.

Un altro racconto memorabile che si può includere nell’insolita categoria di racconti di fantascienza natalizi è La stella, scritto da Arthur Charles Clarke nel 1955. Clarke, com'è noto, lega la sua fama al Ciclo di Odissea nello spazio, dal cui primo volume fu tratta la sceneggiatura del celeberrimo film 2001: Odissea nello spazio, diretto da Stanley Kubrick. Con questo racconto sulla stella di Betlemme, emblematico del suo modo di  trattare i temi religiosi, Clarke ci suggerisce l’infondatezza empirica delle religioni, il loro errore nel volersi sostenere spesso sulla base di convinzioni scientifiche.

«Qui ci troviamo a 3000 anni-luce dal Vaticano», esordisce il protagonista del racconto: l’incipit particolare introduce il personaggio centrale, un gesuita che è anche capo scientifico di una spedizione terreste che ha l’incarico di analizzare i resti di un’antica supernova. Il religioso astrofisico racconta, in prima persona, la scoperta di un'antichissima civiltà pacifica, di grande grazia e umanità, che, conoscendo con molti decenni in anticipo la propria fine a causa di un'esplosione stellare, spese gli ultimi anni a costruire sul pianeta più esterno del loro sistema solare, la cui orbita era abbastanza lontana da sopravvivere all’esplosione, una sorta di museo per lasciare una testimonianza della propria esistenza.

Cosa accade veramente? Quale fu il motivo di quella remota deflagrazione stellare?

Il finale sorprendente, e che dà senso alla storia, è senza dubbio tra i più riusciti nell'ambito della “short science fiction”. Il religioso protagonista gesuita cerca di immaginare lo scenario che dovrà affrontare nel momento in cui i dati della missione saranno resi pubblici, ma soprattutto deve fare i conti con sé stesso, o meglio, col nuovo sé uscito prepotentemente da quella missione. Gli interrogativi che il racconto pone sono terribili.

Colpa, giustizia, casualità, fatalità? Chi o cosa sceglie chi sopravvive e chi perisce? Qual è il valore reale della vita su una scala cosmica?

La stella è un racconto perturbante, che non si dimentica facilmente, che arriva forse a provocarci un tuffo al cuore, come quando ci si aspetta uno scalino che non c’è o, viceversa, ne subiamo il duro contraccolpo inciampandovi. Clarke ha voluto minare le basi della nostra natura umana: qua non c’entrano computer tanto umani da rivoltarsi contro i propri creatori, non ci sono guerre galattiche né forze fantascientifiche. Qua ci siamo solo noi: esseri umani soli, impauriti, bisognosi di certezze, arroganti nel tentativo di camuffare le nostre debolezze e le nostre inevitabili fragilità, sospesi sul vuoto cosmico e, in particolar modo in questi tempi di pandemia, alla ricerca della luce di una stella che ci faccia da guida.

Chi volesse sapere come finisce il racconto lo può trovare nelle seguenti antologie:  Un fantastico Natale. 31 Natali alieni, edita dalla Mondadori nel 1988;  Spedizione di soccorso, edita dalla Mondadori nel 2008.

Infine, come nota al margine, una curiosità: nel 1985 la storia fu usata come soggetto per un episodio della serie televisiva Ai confini della realtà.

Noi vi diamo appuntamento a martedì prossimo per una nuova strenna fantascientifica.

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