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Il futuro non è più quello di una volta

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Il futuro non è più quello di una volta

17 - 23 novembre 2020

Rubrica di approfondimento

Care amiche e cari amici, eccoci di nuovo insieme!

Siete pronti per un nuovo viaggio? Avete recuperato il vostro taccuino per prendere appunti? Vi avvertiamo subito che, questa volta, abbiamo ritenuto opportuno suddividere l'approfondimento che intendiamo proporvi in due parti: due appuntamenti, due opere, due visioni diametralmente opposte...ma un solo autore!

Se è vero, come abbiamo appreso in questi mesi, che “di futuri ce ne sono tanti”, quello immaginato da Aldous Huxley è un futuro in bilico tra distopia ed utopia.

Ma procediamo con ordine.

Nato nel 1894 a Godalming, città dell'Inghilterra meridionale, Aldous Leonard Huxley ha avuto una vita intensa. Proveniente da una famiglia illustre, si laurea a Oxford, ma è evidente fin dall'inizio che non è fatto per diventare un sedentario accademico. Ama scrivere, viaggiare, sperimentare, non sta mai fermo. Dal 1923 al 1930 vive in Italia, con intervalli di soggiorno in India. L'anno che cambia la sua vita è però il 1932, quando pubblica Il mondo nuovo.

Nell’affastellarsi di mondi da incubo a cui ci ha abituati la proliferazione della recente narrativa distopica, quest'opera può sembrare un po’ datata, ma rimane un classico imprescindibile da cui partire, per comprendere quanta strada è stata fatta nella creazione di una società del controllo, che sia immaginaria o reale. Il mondo nuovo costituisce un capolavoro di distopia fantascientifica, cioè la postulazione immaginifica di un mondo alternativo negativo, un’utopia al contrario, dominata da tutti quei principi che conducono l’uomo ad uno stato di superiore schiavitù.

Ambientato nell'anno di Ford 632, corrispondente all'anno 2540 della nostra era, il romanzo descrive una società il cui motto è "Comunità, Identità, Stabilità". I cittadini di questa società non sono oppressi da fame, guerra, malattie e possono accedere liberamente a ogni piacere materiale. In cambio del benessere fisico, però, devono rinunciare a ogni emozione, a ogni sentimento, a ogni manifestazione della propria individualità. Chi deraglia, chi sbaglia, viene premiato, una promozione per renderlo inoffensivo.

Nessuno più di Huxley ha saputo descrivere le derive delle società totalitarie.

Il Mondo Nuovo, che all'inizio degli anni Trenta profetizzava le aberrazioni naziste e denunciava i rischi dell'iperorganizzazione dello stato stalinista, parla anche di noi, dei pericoli che possono minare le democrazie. Nel 1958 Huxley scrive il seguito della sua distopia: la raccolta di saggi Ritorno al mondo nuovo, nei quali l'autore tornò a esaminare le proprie intuizioni alla luce degli avvenimenti dei decenni centrali del Novecento.

Vale la pena concludere questa prima parte con una curiosità editoriale.

Nel 2015 l'editore Roberto Massari ha ritradotto e pubblicato l'opera con il titolo originale che si rifà alle parole pronunciate da Miranda ne La tempesta di William Shakespeare: il titolo Il mondo nuovo fu sostituito da un più ironico (e scespiriano) Prode mondo nuovo con il “seguito” Ritorno a Prode mondo nuovo. Ignoriamo se quella definizione amara e ironica di «prode» fu eliminata per l’ignoranza di Shakespeare o per altre ragioni.

Bene, ora siete liberi di prendervi una pausa, di andare a curiosare le altre pagine del Bibliotu; noi ci rivediamo martedì prossimo per esplorare l'altro versante del visionario e profetico futuro immaginato da Aldous Huxley.

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